MILANO – “Non posso dirvi nulla, la situazione è esplosiva e incandescente, stiamo parlano del terzo gruppo bancario italiano”: nelle parole del procuratore di Siena Tito Salerno c’è tutta la drammaticità della situazione che sta venendo fuori dall’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps.
“La banda del cinque per cento”: così il testimone Antonio Rizzo definisce Gianluca Baldassarri e Matteo Pontone, già responsabili dell’area finanza del Monte dei Paschi di Siena e della filiale di Londra della banca senese. L’ex funzionario di Dresdner Bank Ag (grossa banca tedesca con sede a Francoforte), sentito dagli inquirenti ha dichiarato che Baldassarri e Pontone erano conosciuti come ”la banda del cinque per cento perché su ogni operazione prendevano tale percentuale”.
Rizzo venne ascoltato come testimone il 13 ottobre 2008 dal pm Roberto Pellicano, titolare di un’inchiesta sulla finanziaria svizzera Lutifin e che riguarda anche un derivato comprato da parte di Monte dei Paschi di Siena alla banca tedesca. La frase è riportata in un’informativa agli atti dell’indagine milanese.
Rizzo nel verbale parla di un incontro avvenuto nel novembre 2007 tra lui e altri due funzionari della Dresdner durante il quale quello che si occupava della vendita dei prodotti finanziari strutturati ”caldeggiava l’operazione di riacquisto di un pacchetto titoli strutturato da Mps Londra”.
”Faccio presente – si legge ancora nel verbale – che parlo di riacquisto in quanto lo stesso pacchetto era stato venduto da Dresdner a Mps Londra in precedenza. Nell’occasione si venne a sapere che Dresdner per l’operazione, avrebbe pagato una somma a titolo di intermediazione, a tale Lutifin di Lugano. Cutolo (uno dei due funzionari della Dresdner, ndr) rimase sorpreso e disse che era assurdo pagare per una intermediazione per un affare che Dresdner poteva tranquillamente fare da sola. Tale assurdità era accentuata dal fatto che in occasione della vendita da Dresdner a Mps era stato utilizzato altro intermediario diverso da Lutifin”.
Rizzo afferma poi che nel marzo del 2008 era andato a raccontare quanto accaduto con Mps all’organismo di controllo interno di Dresdner ”e mi è stato comunicato che sarebbe stata aperta un’indagine”. Qualche giorno dopo in una cena con Michele Cortese, l’uomo che si occupava della vendita di prodotti finanziari per Dresdner Bank-London Branch, quest’ultimo gli disse che ”a suo avviso, ma il fatto sembrava notorio, Pontone e Baldassarri (il primo all’epoca responsabile della filiale di Londra di Mps e il secondo capo di Pontone, ndr) avevano percepito una commissione indebita dell’operazione per il tramite di Lutifin. Mi disse anche che i due erano conosciuti come la banda del 5% perché su ogni operazione prendevano tale percentuale”.
COS’ERA LA LUTIFIN? “Nel corso delle indagini è stato accertato che la Lutifin Services era stata utilizzata quale veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi di Siena“: lo scrive il Nucleo di Polizia tributaria di Milano in un’informativa del 2010 inviata ai pm che indagavano sulla società di intermediazione svizzera. L’informativa sarebbe ora agli atti della Procura di Siena per quello che riguarda i profili relativi a Mps.
I pagamenti riservati agli altri dirigenti, è scritto nell’informativa, servivano a far sì che Mps acquistasse un “pacchetto di titoli all’interno dei quali ve ne erano alcuni (cosiddetti Cdo) che presentavano forti perdite per Dresdner Bank”. Lo scopo dell’operazione era chiaro, secondo la Gdf, “far ristrutturare il ‘pacchetto’ a Monte dei Paschi di Siena, la quale si è occupata, in definitiva, di sostituire i titoli in sofferenza con altri ‘in salute’, in modo tale da consentire a Dresdner Bank di neutralizzare le perdite che stava subendo, scaricandole di fatto in capo a Mps”.
Viola: “Mandai via Baldassarri e nessuno chiese perché”. Nel Cda del 9 febbraio 2012 il Dg Fabrizio Viola, presentò la proposta per risolvere il contratto con Gianluca Baldassarri, direttore area finanza: il dg si dice pronto a dare, “se richiesto”, le delucidazioni necessarie ai consiglieri, ma nessuno gliele chiese.
In occasione del Consiglio del 9 febbraio, quando Viola chiede al Cda il “mandato per addivenire alla risoluzione del rapporto” con Baldassarri, nessun consigliere, secondo quanto riportato nel verbale, fa domande sulle motivazioni della richiesta avanzata a Mussari con una proposta datata 7 febbraio. Quella della risoluzione del contratto di lavoro con Baldassarri, per il dg è un’esigenza talmente forte che comunque andava portata a termine. “In caso di accettazione l’accordo fra le parti sarà perfezionato, con rinuncia esplicita ad ogni altra pretesa, tramite ‘conciliazione’ presso la Commissione provinciale del lavoro”.
Ma in mancanza di un accordo, ossia “di non accettazione” da parte di Baldassarri, il Monte avrebbe comunque risolto “il rapporto di lavoro ad iniziativa aziendale (‘ad nutum’)”, ossia senza giusta causa o giustificato motivo.
Nel Cda la proposta di Viola viene presentata dall’allora presidente Giuseppe Mussari che ai consiglieri spiega “di ritenere che si tratti di una scelta strettamente inerente alle funzioni ed al ruolo del Dg, legata ovviamente alla sua visione della banca, dei rischi, delle persone”. Ed è Viola che ai consiglieri “evidenzia” di aver maturato questa valutazione nelle ultime settimane e di essere pronto, “se richiesto”, a fornire maggiori delucidazioni rispetto a quanto evidenziato dal presidente Mussari”.
Solo il sindaco revisore Marco Turchi, oggi vice presidente del Monte, prende la parola per domandare se Viola avesse già scelto un sostituto per l’area finanza. A lui il dg risponde che non appena perfezionato l’accordo assumerà “ad interim” la responsabilità della direzione, per poi cercare una soluzione adeguata.
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