Mps, Mansi: “La Fondazione vuole rimanere nel capitale della banca”

Mps, Mansi: "La Fondazione vuole rimanere nel capitale della banca"
Mps, Mansi: “La Fondazione vuole rimanere nel capitale della banca”

(ANSA) – SIENA – Il giorno dopo la cessione del 12% del capitale della Banca da parte della Fondazione Mps, scesa così al 15%, il titolo Mps partito debole ha scontato i guadagni degli ultimi giorni e ha chiuso con un ribasso del 2,03% a 0,241 euro e un boom di scambi pari a 1,331 miliardi di ‘pezzi’ (11,3% del capitale).

Numeri che oggi (19 marzo, ndr) a Siena poco hanno impressionato: tutti erano impegnati a salutare con favore l’operazione realizzata dall’ente e dalla sua presidente Antonella Mansi che ha dichiarato di voler continuare a rimanere nel capitale della banca. Tra loro anche il presidente di Mps, Alessandro Profumo, convinto che sia stata “un’ottima cosa, frutto anche del lavoro fatto dalla Banca”.

Quell’operazione che molti, a dicembre, giudicarono una scommessa senza possibilità di successo da parte della giovane presidente, alla fine potrebbe consentire alla Fondazione non solo di essere nuovamente “in sicurezza”, come “chiedeva il mandato affidato” dagli enti nominanti (restituendo 340 milioni di euro al pool di banche creditrici dal 2011), ma anche di trovare il modo di rimanere nel capitale di Mps. Lo conferma la stessa presidente: “l’aspirazione della Fondazione è quella di essere presente al prossimo aumento di capitale. Cercheremo di esserci e di restare nella banca”.

Un appuntamento che ha bisogno ancora di impegno da parte dei vertici di Palazzo Sansedoni che dovranno vendere un’ulteriore quota di quel 15,069% di titoli Mps che ha ora nel cassetto, ben sotto il 33,5% che consentì di ottenere il rinvio dell’aumento di capitale da gennaio a giugno. Ma i due mesi che mancano al lancio della ricapitalizzazione possono essere vissuti in modo diverso: “abbiamo lavorato, lavoriamo e lavoreremo” conferma Mansi “ma ora lo faremo con maggior serenità”. Magari cercando un partner con cui stringere un patto di sindacato e continuare a contare nel Monte, anche se la presidente assicura di non sapere chi abbia acquistato il pacchetto venduto ieri a mercati chiusi (“per noi ha lavorato Morgan Stanley”), nè se ci sia stato uno o più compratori.

A lei arrivano i complimenti delle istituzioni senesi, in particolare dal sindaco Bruno Valentini, dal presidente della Provincia Simone Bezzini e del rettore dell’Università Angelo Riccaboni, tutti enti nominanti della Deputazione generale. Valentini si sbilancia, con un paragone sportivo, sul futuro di Mansi che, dopo l’approvazione del bilancio di Palazzo Sansedoni (tra maggio e giugno), dovrà essere confermata: “è come chiedere se riconfermerei Conte alla Juventus” dice il primo cittadino che, rivendicando di averla scelta, aggiunge: “è una persona con la testa sulle spalle, sa che è solo all’inizio del suo mandato”.

Per Riccaboni e Bezzini un po’ di merito dell’operazione va pure ai vertici del Monte. Non così la pensa il sindaco per il quale il management di Rocca Salimbeni “deve fare il proprio lavoro” mentre in passato “hanno fatto un po’ troppo i finanzieri e un po’ meno i manager”.

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