SIENA – Lo stress test delle banche è arrivato la sera del 29 luglio dopo l’approvazione da parte della Bce del maxi piano di salvataggio di Monte Paschi di Siena, Mps. Buoni i risultati di Unicredit, Intesa, Ubi e Banca Popolare, che hanno passato l’esame addirittura con risultati migliori della media europea. Male invece Mps, con l’impatto ponderato sul capitale (Cet1) a meno 2,23%.
Nonostante la severità dell’esercizio e le forti tensioni degli ultimi anni, quattro delle cinque principali banche italiane comprese nel campione EBA mostrano una buona tenuta. Per queste banche (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco Popolare e UBI Banca) l’impatto ponderato sul capitale (CET1) derivante dallo scenario avverso è pari a 3,2 punti percentuali a fronte del 3,8 per cento della media del campione EBA.
Bocciata, invece Mps: se si realizzasse lo scenario economico avverso definito dall’Eba (l’ente bancario europeo) per gli stress test 2016, il cet1 del Monte dei Paschi di Siena passerebbe da un cet1 nel 2015 del 12,01% a un cet1 a -2,23% nel 2018. Se si tiene conto delle nuove misure regolamentari che entreranno definitivamente in vigore entro il 2019 arriverebbe a -2,44%. Tra i 51 istituti sottoposti dall’eba allo stress test, Mps è la banca che evidenzia la situazione peggiore
Se considerato il sistema bancario nell’insieme, scrive Repubblica, le banche europee hanno superato l’esame:
“Gli stress test mostrano i benefici del rafforzamento di capitale fatto sino ad ora che si riflettono nella resistenza del sistema bancario europeo a un grave shock”. Lo ha detto Andrea Enria, italiano alla guida dell’Eba, a margine della presentazione a Londra dei risultati dello stress test su 51 istituti europei. Ma il quadro non offre “un certificato di buona salute” e “c’è ancora del lavoro da fare”.
“Le banche dell’Eurozona, nel corso degli stress test condotti dall’Eba, hanno mostrato una maggiore capacità di assorbire shock economici rispetto all’esercizio condotto nel 2014. I risultati degli stress test, sottolinea la Bce, “dimostrano che le banche dell’area dell’euro sono diventate più resistenti” e che “le attese in termini di richieste di capitale di vigilanza resteranno nel complesso stabili rispetto al 2015”.