SIENA – Alessandro Profumo sfida Antonella Mansi. L’aumento di capitale del Montepaschi va fatto entro gennaio e le difficoltà finanziarie della Fondazione Mps non sono la priorità nel salvataggio della banca. Il consiglio d’amministrazione dell’istituto di Rocca Salimbeni ha bocciato a chiare lettere la proposta di Palazzo Sansedoni di posticipare il maxi-aumento da 3 miliardi di euro a maggio e con una relazione di sette pagine spiega a tutti gli azionisti i motivi per cui bisogna respingere la richiesta dell’ente in occasione dell’assemblea straordinaria del 27 dicembre.
E di motivazioni il Cda, che si è riunito per oltre tre ore, ne elenca diverse. La prima, appunto, è rappresentata dal fatto che le difficoltà finanziarie e patrimoniali della Fondazione non rappresentano la priorità in questo momento, semmai il principale obiettivo è rispettare gli impegni presi con la Commissione Europea che ha imposto un severo piano di ristrutturazione. Inoltre, lo slittamento, come proposto dalla Fondazione per tentare di vendere la propria quota del 33,5%, comporterebbe un costo addizionale di almeno 120 milioni.
Costo che, afferma la banca, ”non sembra corretto allocare a tutti gli azionisti”. Proprio sul tema della vendita della partecipazione, il Cda incalza l’ente facendo notare come dell’eventuale vendita del pacchetto azionario non c’è nessuna garanzia.
Posticipare l’operazione ”potrebbe potenzialmente ma senza alcuna documentata o prevedibile certezza permettere alla Fondazione di avere più tempo per perseguire una cessione di parte del proprio pacchetto azionario”, scrive il Cda. Tra le altre incognite c’è poi quella del consorzio di garanzia. Posticipare la ricapitalizzazione crea ”un forte elemento di rischio, considerato il possibile mutamento delle condizioni di mercato e macroeconomiche, per la creazione di un nuovo consorzio di garanzia”.
Secondo il Cda infatti ”non è possibile stimare la replicabilità degli elementi di cui si dispone oggi, in astratto possibile, nei prossimi mesi”. Più in generale, varare subito l’operazione e quindi provvedere col rimborso del 70% dei Monti Bond ”costituirebbe un elemento positivo per la Banca e per il Paese, che potrebbe destinare l’ingente importo ripagato ad altre iniziative’. In conclusione, si legge nella relazione, ”una risoluzione positiva dell’aumento a gennaio avrebbe un riflesso positivo su tutta la città di Siena e sulla Toscana visto il forte peso della Banca sull’economia e sull’occupazione nei territori circostanti e pertanto dovrebbe essere perseguito come massima priorità minimizzando il rischio di esecuzione”.