Mps, tonfo del titolo, in Borsa vale meno dell’aumento di capitale

Mps, tonfo del titolo, in Borsa vale meno dell'aumento di capitale
Mps, tonfo del titolo, in Borsa vale meno dell’aumento di capitale

ROMA – Mps, tonfo del titolo, in Borsa vale meno dell’aumento di capitale. Il Natale che si avvicina non porta bene al Montepaschi, con le azioni nuovamente a picco e gli investitori attenti a non rimanere troppo esposti con l’approssimarsi delle festività fra le incertezze sull’aumento di capitale e quelle relative agli accantonamenti per perdite che la banca dovrà fare a fronte delle svalutazioni inflitte dalla revisione dei suoi attivi da parte della Bce.

Vale meno dell’aumento di capitale chiesto sul mercato. Le azioni chiudono oggi a 0,464 euro, in calo del 6,8%, dopo essere finite più volte in asta di volatilità in un trend ribassista che in una settimana ha messo insieme un -17% circa, contribuendo a portare il titolo della banca senese a nuovi minimi storici e a una capitalizzazione di poco più di 2,5 miliardi. Un valore pari all’aumento di capitale che la banca, uscita come la più problematica dai conteggi di Francoforte con una carenza di 2,1 miliardi, dovrà fare in aggiunta all’iniezione di mezzi freschi da cinque miliardi dello scorso luglio.

Ceduti 4mila crediti in sofferenza a Fortress. In serata (22 dicembre) poi il Mps ha ceduto a Fortress Investment Group un portafoglio di quasi 4mila crediti in sofferenza con un valore lordo di bilancio di circa 380 milioni, comprendente prestiti garantiti e non garantiti a medio e lungo termine. Nel 2014 la banca ha ceduto complessivamente circa 16mila posizioni in sofferenza con un valore lordo di quasi un miliardo.

Cattivi segnali. Quale sia l’umore dei mercati lo racconta però alla Bloomberg Vincenzo Longo, un analista di Ig Markets: “ci sono preoccupazioni che l’aumento di capitale possa non essere pienamente sottoscritto e che le banche del consorzio di collocamento possano doversi prendere il rimanente: non è un buon segnale per il futuro”. Riaffiorano dubbi per il piano di risanamento annunciato dall’amministratore delegato Fabrizio Viola, che prevede il ritorno all’utile nel 2015 riducendo l’organico e vendendo asset.

Pesano le incognite Bce. Le incertezze, poi, riguardano anche quanti accantonamenti per le proprie perdite sui crediti il Montepaschi farò nel quarto trimestre, visto che mancano ancora circa tre miliardi di svalutazioni lorde dal conteggio finale della Bce. Mentre i mercati, dopo il primo parere positivo di Francoforte, aspettano di conoscere la valutazione finale della Bce sui piani di copertura dei 2,1 miliardi di carenza di capitale: in particolare se sarà accolta la richiesta di mitigazione dello ‘shortfall’ per 390 milioni fatta tenendo conto degli utili operativi stimati sul 2014.

Ulteriore fattore d’incertezza, il fatto che il piano potrebbe dover nuovamente passare per Bruxelles, dal momento che comporterebbe una variazione di quanto approvato dalla Commissione Ue per concedere gli aiuti di Stato. Infine, in molti scommettono su un ricambio al vertice, in vista del rinnovo del cda in calendario per aprile, magari per effetto d’un colpo di mano del nuovo patto di sindacato che lega la Fondazione Mps e i suoi due alleati sudamericani Btg Pactual e Fintech.

Altri, invece, credono che possa essere proprio un segnale di continuità la scelta di confermare la gestione nelle mani dell’attuale management. Con questi punti interrogativi le azioni Mps restano rischiose per molti investitori, mentre in molti giudicano il prezzo ancora poco appetibile perché si affacci un nuovo investitore: le banche potenzialmente interessate sono anche scoraggiate dal timing sull’aumento di capitale, per il quale Viola ha indicato le due finestre di marzo e maggio.

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