Le famiglie gravate da mutui insostenibili possono sfruttare una scappatoia: occhio a quando il tasso eccede una determinata soglia.
La situazione la conosciamo: tantissime famiglie italiane affrontano con angoscia le rate dei loro mutui. Dopo l’aumento dei tassi di interesse, il caro vita determinato dalla crisi economica e l’inasprimento delle difficoltà finanziarie generali del ceto medio, in tanti hanno dovuto imparare il significato della sigla NPL.
Si tratta dei Non-Performing Loans, o dei crediti deteriorati. In altre parole, quei finanziamenti che i debitori non riescono a rimborsare secondo i termini concordati. Nel contesto dei mutui, i crediti deteriorati si verificano quando i mutuatari non riescono a versare le rate per un periodo prolungato rischiando di essere identificati come cattivi pagatori.
Mentre molte famiglie si trovano in una situazione di fortissima pressione fiscale (dovendo scegliere se pagare le bollette o versare le rate dei mutui), la politica non riesce a intervenire con aiuti concreti. L’impressione è che ci si preoccupi più delle banche che dei contribuenti. Ma per fortuna l’ordinamento italiano prevede un salvagente a tutela dei mutuatari.
Esiste una legge che disciplina il tasso usuraio: la n. 108 del 1996. Questa norma stabilisce i criteri per determinare i tassi di interesse usurari. Ci sono insomma dei tassi dei mutui che superano una certa soglia ingestibile per le famiglie e che sono dunque considerati illegali.
I tassi soglia vengono aggiornati periodicamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), e valgono per ogni tipo di finanziamento, dai prestiti ai mutui. I nuovi tassi soglia quindi determinati e pubblicati, a cadenza fissa e trimestrale, dal Dipartimento del Tesoro.
Per verificare se un mutuo è usurario, bisogna calcolare il TEG (il tasso effettivo globale), cioè la voce che include tutte le spese e gli oneri del mutuo (e non solamente il tasso di interesse nominale). A quel punto si deve confrontare il TEG con il tasso soglia usuraio comunicato dal MEF per quel periodo.
Ciò vale anche per gli interessi di mora, che devono essere inclusi nel calcolo del TEG. Se questi interessi, sommati al tasso di interesse nominale, superano il tasso soglia, il mutuo va considerato usurario. Per fare prima ed essere sicuri di non sbagliare è consigliabile utilizzare uno dei tanti strumenti disponibili online come calcolatori di tassi.
Laddove i tassi facciano scattare interessi considerati usurari (secondo quanto stabilito dall’art. 644, comma 3 del codice penale, art. 2, Legge n. 108/1996), il mutuatario può ottenere che il mutuo diventi gratuito, cioè senza interessi. Fino a marzo 2024, per esempio i mutui a garanzia ipotecaria, dovevano stare sotto la soglia del 10,3625%, nel caso di interessi a tasso fisso, e a 11,7275% per il tasso variabile. Il successivo aggiornamento del MEF, ha portato la soglia per il tasso fisso a 10,13% circa e quella del variabile all’11,53%.
Ovviamente, si possono anche recuperare gli interessi di un mutuo usurario. Ma per farlo bisogna far attenzione ai tempi di prescrizione. Come stabilito dall’art. 2946 del Codice Civile, per l’usura bancaria sui mutui si applica la prescrizione decennale dal pagamento dell’ultima rata. Però, anche se il mutuo è stato estinto, è quindi possibile recuperare gli interessi non dovuti.