Rialzo dei tassi Bec, e a me? A te che ad esempio hai contratto e paghi le rate di u mutuo ecco che te ne viene (conti del Sole 24 Ore). Se a giugno 2022 hai pagato una rata di mutuo pari a 445 euro (costo di un ventennale per centomila euro di finanziamento), ad agosto 2023 quella rata diventerà di 600 euro. Per ora.
Perché per ora?
Perché lo 0,75, entità dell’ultimo rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Bce, è il primo e non l’ultimo gradino della scala. Scala già annunciata: di rialzi dei tassi di interesse ve ne saranno altri. Se va bene per un semestre filato. Forse addirittura per tutto il 2023. Nell’area euro l’inflazione viaggia tra l’otto e il nove per cento (altrove va pure peggio e in situazioni diversissime tra loro: la Gran Bretagna, la Turchia per restare in una dimensione geopolitica relativamente vicina a quella della Ue, per non dire della Russia in guerra o degli stessi Usa). Sostenibilità del sistema economico e sociale possibile con tassi di inflazione fino più o meno alla metà di quel che è. Dunque dal 9 per cento l’inflazione deve (dovrebbe) scendere almeno fino al cinque. Almeno per non sballare sul lato dei salari e dei consumi.
Le Banche Centrali non hanno la livella taglia inflazione fino a livello erba prato e neanche l’accetta taglia testa inflazione. Le Banche Centrali hanno delle spugne che asciugano un po’ di inflazione (i tassi di interesse, cioè il costo del denaro da alzare per far sì ne circoli meno e quindi fermare la caduta del suo potere d’acquisto). Spugne che asciugano, assorbono. Ma cinque o sei punti di inflazione con queste spugne non si assorbono e comunque son spugne ruvide. Ad esempio graffiano pesantemente la pelle dei mutui ( e di svariate altre cose) e tendono a scorticare l’epidermide del mondo low cost nel quale ci eravamo abituati a vivere, supponendo fosse per sempre.