Articolo 18, a Napoli per le donne non esiste più da tempo

NAPOLI – L’abolizione dell’articolo 18? A Napoli, per le donne che restano incinte, è da tempo realtà. Secondo quanto riportato da un articolo del Mattino, nel capoluogo campano solo nel 2009 457 lavoratrici, in città e provincia, si sono dovute dimettere “per maternità”. E secondo i sindacati la cifra è destinata a salire.

L’Istat conferma: in tutta l’Italia meridionale il 30 per cento delle donne, quasi una su tre, si sono licenziate nell’anno e mezzo seguito alla nascita di un bambino. Ma, scrive il Mattino, “si tratta di licenziamenti mascherati”: molti datori di lavoro, riporta sempre il quotidiano campano, “alla consegna della lettera di assunzione ne fanno firmare un’altra in cui la lavoratrice si dimette. Lettera che viene poi conservata per essere tirata fuori se la donna resta incinta o se risulta sgradita all’imprenditore”. La vecchia, nota, lettera di dimissioni in bianco.

Nel 2007 la legge 188 aveva dichiarato illegale questa pratica. L’anno successivo, però, appena insediatosi il governo Berlusconi l’ha reintrodotta. Adesso i sindacati chiedono al ministro del Lavoro Elsa Fornero di reintrodurla.

Il 23 febbraio a Napoli diverse donne hanno presidiato la prefettura, e hanno consegnato un dossier, mentre una delegazione è stata ricevuta in Comune dall’assessore per le Pari Opportunità Giuseppina Tommasielli.

Anche perché i dati sull’occupazione femminile nell’Italia meridionale non sono buoni: nel 2009 è sceso del 5 per cento, e continua a scendere, e chi riesce a trovare un lavoro lo trova a tempo. Nel 2011 in Campania ci sono stati 800mila nuovi ingressi nel mondo del lavoro, di cui 350mila donne. Nello stesso tempo, scrive il Mattino, alcune lavoratrici sono tornate a casa.

Ma neppure il contratto a tempo indeterminato per le donne è una garanzia: le dimissioni volontarie sono passate da 219 nel 2005 a 457 nel 2009.

 

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