Volkswagen si prepara a chiudere tre fabbriche e, secondo McKinsey, che ha preparato uno studio sul settore auto, si tratta “solo della prima ondata”.
Se le sfide del settore non troveranno una risposta efficace, il valore aggiunto lordo per il settore automotive europeo potrebbe diminuire del 36% nello scenario più disruptive, per un valore complessivo di 410 miliardi di dollari” emerge dallo studio.
Si annunciano tempi sempre più foschi per l’automotive: come si inserisce in questo quadro congiunturale la legge di bilancio appena presentata dal governo? Il taglio di 4,6 miliardi al Fondo Automotive, un pacchetto sostanzioso di incentivi alla domanda, sembra andare nella direzione opposta di un solido sostegno statale, quello peraltro a più riprese chiesto da Stellantis, una strategia industriale indirizzata a difendere la produzione delle auto in Europa. L’Europa risponde con i dazi alle auto elettriche made in China.
“Il profilo della legge di bilancio sembra assumere un connotato penalizzante per l’intero comparto dell’Automotive, prevedendo tagli lineari per diversi miliardi di euro alle misure di sostegno al rinnovo del parco delle auto e dei veicoli commerciali, senza includere nel contempo misure alternative”, ha dichiarato il presidente di Federauto, Massimo Artusi.
Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, chiama direttamente in causa il ministro Urso. “Che è successo agli impegni solennemente annunciati poche ore fa per l’automotive? Il sospetto è di trovarci davanti a un caso di vero e proprio record nel tradimento di una promessa”.
Il momento, negativo, ha caratteristiche strutturali. Forse epocali. La situazione va affrontata “innevervando l’industria di nuovi talenti e competenze” dagli Adas (Advanced Driver Assistance System) alla connettività, dai carburanti sostenibili all’elettrificazione. La chiave non sarà solamente legata a risolvere le singole sfide tecnologiche di mercato, ma anche “ringiovanire” l’industry automotive europea con nuovi talenti e competenze che consentano di creare e far crescere dei “disruptor” europei.
L’industria automobilistica globale, ricorda McKinsey “sta attraversando un momento di grande difficoltà. Questo vale anche per l’Italia, dove negli ultimi vent’anni si è assistito a un calo significativo della produzione: da quasi 1,5 milioni di veicoli prodotti nel 2000 si è passati a circa 500.000 nel 2023 e uno scenario di ulteriore riduzione a breve, con potenziali ricadute sull’intera filiera automotive nazionale” spiega nel suo intervento al Quattroruote Next Michele Bertoncello, partner di McKinsey.