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Nickel ai massimi dal 2014, industria in difficoltà: l’Europa chiamata a decidere se imporre i dazi sull’acciaio indonesiano

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Acciai Speciali Terni (Foto Ansa)redazione

ROMA – E’ un periodo difficile per l’industria dell’acciaio inox italiana, europea e mondiale. Dall’inizio di luglio il prezzo del nickel, di cui l’acciaio inox è la prima fonte di domanda, è arrivato ai massimi dal 2014, superando i 18mila dollari a tonnellata. 

A provocare il rialzo dei prezzi è stata la decisione dell’Indonesia, primo fornitore mondiale di nickel, di anticipare a dicembre il divieto di esportazione di minerali grezzi che sarebbe dovuto scattare nel 2022. 

Il divieto è dettato dalla volontà del governo indonesiano di trattenere valore aggiunto in patria, sviluppando una propria industria di lavorazione dei minerali e aumentando così l’occupazione. Ma la prima conseguenza è stato il rialzo del prezzo della materia prima, con ricadute sul commercio globale. 

Così l’industria dell’acciaio inox che avrebbe dovuto acquistare il nickel ha deciso di frenare gli acquisti, in attesa di un calo dei prezzi. E così sono diminuiti gli ordinativi per le acciaierie e ad Ast (Acciai Speciali Terni) è scattata la cassa integrazione, mentre Arvedi ha annunciato la chiusura della Ferriera di Servola.

Sull’industria siderurgica europea incidono anche gli effetti dei dazi imposti dagli Stati Uniti, il cui effetto è l’arrivo direttamente in Europa dall’Oriente di materie a basso costo. 

E qui dovrebbero entrare in gioco le istituzioni europee. Oggi, dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, ogni regione italiana ha una propria sede di rappresentanza a Bruxelles. Ad oggi, però, sottolinea il quotidiano online umbro UmbriaOn, tra le iniziative promosse dalla sede europea della Regione Umbria non c’è traccia del tema dei dazi sull’acciaio né tanto meno della preoccupazione manifestata dalla Regione sulla procedura di cassa integrazione annunciata da Ast.

Fonti: Umbria On, Il Sole 24 Ore

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