ROMA – Arriva in ritardo perché l’amministrazione fiscale vuole uno “strumento efficace” ma al massimo entro fine ottobre, il nuovo redditometro sarà operativo. Parola del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera che nel corso di un’audizione alla Commissione Finanze alla Camera parla di “guerra all’evasione fiscale” proprio come il premier Mario Monti. Presentato il 25 ottobre scorso affinché fosse pronto dopo pochi mesi di sperimentazione, il nuovo misuratore fiscale è ancora al vaglio dei tecnici. Per smascherare gli evasori verranno prese in considerazione sette macroaree: abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni, contributi, istruzione, attività sportive e ricreative, cura della persona, investimenti immobiliari e mobiliari netti. Un campione significativo di 100 voci rivelerà ai funzionari del Fisco se state dichiarando il vero. E il punto sta tutto qui: qual è il giusto peso da dare a ciascuno di quei 100 parametri?
Befera ha spiegato che l’Agenzia sta lavorando a “due forme di redditometro, uno per la selezione preventiva e uno per le attività di controllo”. Una sorta di meccanismo in due tempi che darà al contribuente la possibilità di dimostrare la compatibilità delle proprie spese con il reddito dichiarato prima dei controlli. Ma come funziona esattamente? Il redditometro servirà a scovare gli evasori grazie a un software in grado di mettere a confronto il reddito dichiarato con il suo tenore di vita. Per misurare il quale è stata creata una lista di voci “spia”, che contempla non solo la barca o la macchina di lusso, ma anche spese di vita comune come quelle per l’asilo, l’università dei figli, il cellulare, la colf o l’abbonamento in palestra. Come a dire che se una famiglia di reddito medio-basso decide di stringere la cinghia per mandare il figlio all’università privata, al Fisco scattano sirene e allarmi perché la spesa non si confà al reddito dichiarato? E non è finita perché le spese effettuate dovranno poi essere calcolate attraverso due coefficienti: l’area geografica e il nucleo familiare, fino a creare 55 gruppi omogenei. Questo significa che gli acquisti effettuati in famiglie numerose o aree geografiche disagiate saranno conteggiati con un “peso specifico” superiore rispetto a chi compra le stesse cose in zone più ricche.
Quelli che ritengono questo strumento eccessivamente invasivo, non sono pochi. Il rischio, avvertono i commercialisti, è che il redditometro si trasformi in un maxi-studio di settore allargato a 50 milioni di contribuenti laddove proprio il meccanismo dei coefficienti ha creato tanti problemi. Per Claudio Siciliotti, presidente dei commercialisti, le maggiori paure sono di ordine prospettico circa futuri inasprimenti del suo utilizzo: “Anche se Befera ha più volte ribadito che sarà solo uno strumento utile a segnalare i casi più a rischio, è lecito temere che invece si trasformi in uno strumento di repressione e coercizione”.
L’Agenzia delle entrate, comunque, metterà a disposizione dei cittadini un software simulatore col quale effettuare verifiche “fai da te”. Basterà inserire le proprie spese per verificare se si rientra nei parametri o si è a rischio accertamenti e magari fare un ritocchino alla dichiarazione.
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