Obama ci prova: più tasse a ricchi e banche per diminuirle alla classe media

Obama ci prova: più tasse a ricchi e banche per diminuirle alla classe media
Obama ci prova: più tasse a ricchi e banche per diminuirle alla classe media

WASHINGTON – Obama ci prova: più tasse a ricchi e banche per diminuirle alla classe media. Il presidente Barack Obama si prepara a lanciare una nuova sfida ai repubblicani: durante il  solenne discorso sullo Stato dell’Unione, martedì, chiederà al Congresso degli Stati Uniti un aumento delle tasse per i contribuenti più ricchi e anche per le istituzioni finanziarie più solide, per finanziare allo stesso tempo tagli delle tasse e agevolazioni fiscali per la classe media.

Un piano ispirato ovviamente alla filosofia liberal di contenimento delle disuguaglianze in un sistema che però nulla a che vedere per esempio con quello italiano, basta un rapido confronto sulle aliquote. Per cui anche la definizione di “ricchi” è diversa: per Obama a 400mila dollari l’anno si fa parte del club, per i repubblicani non se ne parla fino a 1 milione di dollari.

Il piano, anticipato per sommi capi dalla Casa Bianca, prevede tra l’altro l’aumento dei crediti fiscali per le famiglie, che si andranno ad aggiungere alla proposta formulata dal presidente nei giorni scorsi di rendere gratis per due anni a tutti gli americani il Community College.

I costi per le due iniziative nell’arco di dieci anni sono stimati sui 235 miliardi di dollari, mentre i proventi arriveranno dall’aumento delle tasse per i più ricchi, ovvero l’aumento della tassazione alle banche con asset superiori ai 50 miliardi di dollari e sui capital gain: misure che in totale, sempre in un decennio, dovrebbero portare nelle casse dello Stato 320 miliardi di dollari, ovvero 210 miliardi dai capital gain e 110 miliardi dalla istituzioni finanziarie, in particolare le grandi banche.

Un funzionario della Casa Bianca ha dichiarato al Wall Street Journal che “questa proposta è probabilmente la via  a maggiore impatto per correggere la manifesta iniquità dell’attuale sistema fiscale”. Le misure “elimineranno le maggiori scappatoie fiscali e l’utilizzo dei risparmi consentirà alla classe media di progredire”, mentre il 90 per cento dell’impatto dei costi ricadrà sull’un per cento dei contribuenti, secondo quanto ha affermato un alto funzionario dell’amministrazione citato dal Washington Post. La proposta del presidente sembra però destinata a scontrarsi con la forte opposizione dei repubblicani, che da questo mese controllano entrambi i rami del Congresso e che si oppongono ad ogni aumento delle tasse che, sostengono, ostacolerebbero la crescita economica.

E le prime reazioni appaiono già negative. “Prendendo a schiaffi le piccole imprese, i risparmiatori e gli investitori con aumenti delle tasse, si negherebbero solamente i benefici delle politiche fiscali che hanno avuto successo nel contribuire ad espandere l’economia, promuovere il risparmio e creare lavoro”, ha affermato Orrin Hatch, presidente della Commissione finanze del Senato.

Ma in ogni caso, la mossa di Obama segnerà comunque l’avvio del dibattito sulla politica fiscale e sull’economia che rimarrà nella sua eredità presidenziale, e allo stesso tempo fisserà uno degli argomenti chiave della campagna elettorale per le presidenziali del 2016. La mossa, inoltre, mette in chiaro ancora una volta, anche sei i due rami del Congresso sono controllati da repubblicani, che il presidente è tutt’altro che un’ anatra zoppa, che è certamente in grado di assumere iniziative mentre dispone ancora di poteri esecutivi e di veto.

Anche per questo verrà ufficializzata nel solenne discorso sullo Stato dell’Unione. Secondo le previsioni, saranno almeno 30 milioni gli americani che martedì in prima serata ascolteranno il discorso del presidente. In effetti una cifra ben lontana dai 53 milioni che lo hanno ascoltato in occasione del suo primo discorso del genere, nel 2008. Resta però da vedere se con queste anticipazioni l’audience ora crescerà.

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