Ocse, precario più di un giovane su due. Promossa la riforma Fornero

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Luglio 2013 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA
Ocse, precario più di un giovane su 2. Promossa la riforma Fornero

Ocse, precario più di un giovane su 2. Promossa la riforma Fornero (Foto Lapresse)

PARIGI – In Italia è precario più di un giovane su due: oltre la metà degli under 25, il 52,9%, non ha un lavoro stabile. Una percentuale che è quasi raddoppiata rispetto al 2000, quando erano il 26,2%. E’ la fetta più preoccupate di una disoccupazione generale che in Italia continuerà a crescere fino al prossimo anno e nell’ultimo trimestre 2014 arriverà a quota 12,6%, contro il 12,2% di fine maggio 2013. Sono i numeri rivelati dall’Ocse nel suo Employment outlook, basato sui dati di fine 2012.

La percentuale di senza lavoro nella fascia under 25 è più elevata tra le donne (37,5%) che tra gli uomini (33,7%). Con una disoccupazione giovanile che già a fine 2012 era arrivata al 35,3%.

A destare maggiore preoccupazione sono i cosiddetti Neet: in Italia è aumentata in modo ”preoccupante” la quota di giovani che non sono né nel mondo del lavoro, né in educazione né in formazione (Neet), cresciuti di oltre 5 punti percentuali, a fine 2012 il 21,4% degli under 25 si fregiava della famigerata etichetta. L’Ocse sottolinea come per questi giovani ci sia ”un rischio crescente di effetti negativi a lungo termine”. Siamo secondi solo a Grecia e Turchia, tra i 34 Paesi dell’organizzazione che hanno una quota di Neet più elevata.

Nell’ultimo anno, la disoccupazione in Italia è cresciuta a un ritmo più elevato rispetto all’insieme dell’Unione europea, ed è ora ”un punto percentuale più elevata” della media dei Paesi Ue. Peggioriamo dunque, dal momento che a metà 2012 il dato italiano era invece ”in linea con la media”. A fine maggio, la disoccupazione nel nostro Paese ha toccato quota 12,2%, dopo un aumento ”quasi continuo” nei due anni appena trascorsi.

E c’è di più, perché i numeri Ocse non solo abbattono le speranze di chi attende invano segnali di ripresa, ma plaudono all’odiata riforma Fornero. Il nuovo art.18 che riduce la possibilità di reintegro in caso di licenziamento, secondo gli analisti dell’Ocse, “dovrebbe migliorare la crescita della produttività e la creazione di posti di lavoro nel futuro”, rendendo le procedure di risoluzione più rapide e prevedibili. L

Ciononostante, aggiunge l’Ocse, “l‘Italia resta uno dei Paesi Ocse con la legislazione più rigida sui licenziamenti, in particolare riguardo alla compensazione economica in caso di licenziamento senza giusta causa e la definizione restrittiva di giusta causa adottata dai tribunali”. In questo contesto, argomenta poi il rapporto, “gli elementi raccolti suggeriscono che limitare la diffusione dei reintegri sia un elemento chiave per migliorare i flussi occupazionali e la produttività”