MILANO – Le stime del Pil italiano sono in rialzo nei dati rilasciati dall’Ocse il 18 marzo. Secondo l’organizzazione infatti il Pil italiano nel 2015 crescerà dello 0,6%, contro le precedenti previsioni di crescita dello 0,4%. Una stima al rialzo che riguarda anche le previsioni del Pil per il 2016, che potrebbe essere dell’1,3%. L’Ocse ha promosso anche Francia e Germania, ma lancia il suo monito: “Attenzione a rischi instabilità”.
Italia esce dunque dalla “Guerra dei sette anni”, come l’ha definita la Banca d’Italia, con l’Ocse che prevede un Pil in crescita dello 0,6% nel 2015, 0,4 punti percentuali in più della vecchia stima, e dell’1,3% nel 2016, (+0,3 punti). Per l’eurozona, l’Ocse stima un +1,4% quest’anno e un +2% nel 2016.
Per la Germania, le stime di crescita dell’Ocse sono riviste a +1,7% per il 2015 e +2,2% per il 2016, rispettivamente 0,6 e 0,4 punti in più rispetto all’outlook di novembre, e per la Francia a +1,1% e +1,7%, 0,3 e 0,2 punti in più.
Il ritocco, precisa l’Ocse, è legato principalmente a “prezzi del petrolio più bassi” e al “Quantitative easing intrapreso dalla Bce”. Questi fattori, scrive l’Organizzazione,
“forniscono un’opportunità, di cui c’era molto bisogno, per l’Eurozona di evitare un periodo prolungato di redditi reali stagnanti ed inflazione eccessivamente bassa”.
Nel documento si ammette che le prospettive di crescita delle maggiori economie avanzate appaiono in “leggero miglioramento”, ma le stime puntano comunque su un’espansione “moderata piuttosto che rapida” del Pil mondiale, soggetta peraltro a “rischi relativi alla stabilità finanziaria”.
Nel report dell’Ocse si ritrova anche l’invito alla politica di fare di più per la crescita:
“Aumentare gli investimenti – sarà un elemento chiave di ripresa ciclica nell’area euro, oltre a essere necessario per aumentare la produttività nel medio termine. Il piano Juncker offre un’importante occasione per catalizzare investimenti privati con il sostegno pubblico entro i vincoli di bilancio attuali. Agendo insieme i Paese dell’Ue possono avere un impatto maggiore della domanda e portare avanti progetti di investimento con rendimenti elevati”.