Deficit, Patto di stabilità “à la carte”: deroga a Parigi, perché Atene no?

Pubblicato il 14 Febbraio 2013 - 09:45| Aggiornato il 26 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

BRUXELLES – Patto di stabilità à la carte? Era il dogma europeo: riduzione del deficit prima di tutto, conti in ordine e niente sconti nemmeno se per il paziente, come la Grecia in ginocchio, la cura assomigliava più a un calcio che a una mano tesa. Ora Bruxelles cambia le carte in tavola e concede più tempo per ridurre il deficit se la crescita rallenta o stagna: un vestitino cucito su misura per la Francia di Hollande che, infatti, un minuto dopo l’apertura del commissario agli Affari Economici Olli Rehn, annuncia che sforerà il il tetto del 3% nel rapporto debito/Pil nel 2013. Mentre l’Italia, indicata da Rehn tra i paesi virtuosi, ha già annunciato che la dilazione non ci serve, sperando, ovviamente, che sotto il tappeto dei conti non ci sia davvero la famosa polvere evocata da Bersani.

La lettera di Olli Rehn, inviata a Draghi, Lagarde per avvertire Bce e e Fmi, suona come l’inizio di una rivoluzione culturale rispetto al paradigma dell’austerity con cui i rigoristi nordeuropei hanno egemonizzato le politiche europee per limitare i danni della crisi finanziaria. Merkel e i suoi sodali devono adesso accettare che senza crescita il rigore è autolesionistico. Quindi, se necessario, va concesso più tempo ai paesi in difficoltà per rimettere a posto i conti, quando “la crescita si deteriora in modo inaspettato”.

Quanto di inaspettato c’era nella previsione del brusco stop della crescita francese? Solo la Peugeot ha perso nel 2012 5 miliardi di euro con la possibile nazionalizzazione che non è più solo un’ipotesi di scuola. Va bene, quindi, la svolta era attesa, richiesta, sollecitata. Il punto, però, è a chi e a quali condizioni si applicherà questa deroga. Varrà per Parigi, domani Berlino (è già successo nel 2003), varrà per Madrid, Roma e Atene? Olli Rehn si è premunito dicendo che concessioni sono state fatte l’anno scorso per Portogallo, Spagna e Grecia. E’ vero, in parte, basta guardare alla povertà, la rabbia, la paura, i volti della crisi nelle città della Grecia.

Il problema, data la discrezionalità della questione, è un altro, almeno come lo pone Luigi Offreddu sul Corriere della Sera.

“Il patto di stabilità sembra di nuovo avviato a trasformarsi in una fisarmonica, e il problema – come sempre – sarà trovare uno spartito buono per tutti”.