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Pace fiscale, gli italiani la invocano e firmano. Poi al fisco versano una pernacchia

Pace fiscale, fare pace col fisco, una volta per tutte. Cioè pagare meno, poco o molto meno del dovuto, delle tasse non pagate. Pagare meno ma pagare qualcosa, questo il succo e la sostanza e l’asse e l’anima della pace fiscale. Pace fiscale, una formula del politicamente corretto di destra per dire condono. Condonare, abbonare, cancellare una parte, sostanzialmente la più parte, delle tasse non pagate. E farne pagare, magari a rate, una parte. Una parte decisamente minima, molto minima, la più minima…Tanto lo dice la stessa Agenzia delle Entrate e Riscossione che il 90 per cento dell’Everest di tasse non pagate dagli italiani non è scalabile, sono centinaia e centinaia di miliardi che non sono nei fatti più riscuotibili.

Di fatto la stessa Agenzia delle Entrare ci ha rinunciato, sono crediti inesigibili. Del 10 per cento di tasse e tributi non pagati, di quel che resta dunque esigibile, la pace fiscale propone forfait mediante maxi sconto. Di fronte a proposte del genere, ricorrenti ancor più che frequenti, gli italiani sotto forma di contribuenti aderiscono con costante e crescente partecipazione. A milioni e milioni ogni paio d’anni o giù di lì si presentano a firmare la pace fiscale. La pace fiscale, la tregua, il contratto, il mettiamoci d’accordo, il ti pago, a rate. se mi fai lo sconto. Qua la mano e non se ne parli più.

La prossima pace sarà meglio di quella che firmo…

In realtà al qua la mano segue regolarmente che se ne riparla. A prendere in esame solo l’ultimo decennio sono almeno cinque volte che lo Stato propone sconto sulle tasse e sui debiti fiscali, che milioni di contribuenti aderiscono, sottoscrivono, firmano contratto per cui pagheranno meno, a rate, ma pagheranno. Poi, ogni volta, se va bene, pagano una o due rate e non pagano più. Se va bene, spesso non pagano neanche una rata. Quanto spesso, quanto non va bene? La media dei cinque condoni o pace o rottamazioni o tregua (se non è zuppa è pan bagnato) è che due contribuenti su tre firmano la pace e poi al fisco versano una pernacchia. Due su tre. Perché? Perché i contribuenti italiani sanno che la prossima pace sarà per loro migliore di quella da loro appena firmata. E sanno che arriverà la prossima pace. Arriverà di sicuro, la condizione per farla arrivare, la certezza del farla arrivare è appunto il non pagare le rate della pace precedente.

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