ROMA – “Voglio una crescita ricca di lavoro e di nuova e buona occupazione. Le resistenze corporative (leggasi sindacati e Confindustria, ndr) non possono e non devono fermarci. L’Unione Europea deve cambiare su crescita e occupazione”. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervistato da Massimo Giannini per Repubblica
“In un’Europa fatta di tanti Paesi, ognuno con i suoi problemi, significa adottare una strategia che, mentre contiene la crisi, affronta e risolve i problemi ‘strutturali’. So che questo termine abusato non piace a molti, ma è così. Vanno riformati mercato del lavoro, mercato dei beni e sistema fiscale, vanno semplificate norme e strutture di governance, vanno sconfitte le burocrazie e riscritte le regole elettorali. Per un Paese come l’Italia, che si accinge ad assumere la presidenza del semestre europee, queste e non altre sono le vere priorità. Su queste priorità in parte l’Europa ha fallito. La prova è che il Continente ristagna ormai da vent’anni, e che la crescita era molto bassa già prima che esplodesse la crisi del 2008. Ma ora finalmente qualcosa si muove. È interessante notare che nemmenoJens Weidmann, considerato da molti il falco della Bundesbank, esclude interventi di ‘quantitative easing’ della Bce”.
Padoan critica l’Unione Europea ma difende a spada tratta l’euro dalle minacce dei partiti come il Front National di Marine Le Pen e il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo-
“La richiesta di uscire dall’euro è la classica scorciatoia che illude i popoli. Purtroppo, visto il disagio sociale in cui vivono milioni di persone, questo messaggio fa breccia. L’unico modo per combatterlo è riavvicinare l’Europa al suo popolo, riscrivendo l’agenda europea”.
Il ministro parla positivamente dell’incontro con l’omologo tedesco Wolfgang Schaeuble, “non certo una colomba”, smentendo quanto detto dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.
“La nostra agenda di riforme strutturali, dal lavoro alla semplificazione e alla giustizia civile, ha colpito nel segno”.
Come il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, Padoan sottolinea che gli impegni vanno rispettati
“per noi stessi, non perché ce lo chiede l’Europa. Noi non siamo vincolati solo a Maastricht, ma anche al Fiscal compact. Dunque tutti gli scostamenti eventuali dal sentiero di risanamento strutturale programmato vanno approvati dal nostro Parlamento prima ancora che dalla Commissione europea. (…) Rispetteremo tutti gli impegni. Faremo l’aggiustamento strutturale, che riguarda deficit e debito. Ma questo è il punto: ‘strutturale’, cioè con misure che riflettono l’andamento sottostante dell’economia. Questo vuol dire che, con l’effetto concreto e al tempo stesso ‘segnaletico’ della nostra agenda riformatrice, siamo convinti di far ripartire crescita, che è la via maestra per l’aggiustamento fiscale”.
Sul Documento di Economia e Finanza e il Piano Nazionale delle Riforme il ministro garantisce che “entro la metà di aprile sarà tutto fatto”. Stessa cosa per gli 80 euro in più nelle buste paga di maggio, che verranno assicurate dalle detrazioni Irpef. Quindi saranno permanenti.
Sulle coperture, a partire dal taglio del cuneo fiscale per 10 miliardi, smentisce interventi sulle pensioni e dice:
“I tagli fiscali permanenti, come quelli previsti sull’Irpef, debbano essere finanziati da coperture permanenti, cioè da tagli di spesa. E se entrate una tantum ci saranno, le destineremo ad altri impieghi, e non certo alla copertura di sgravi permanenti”.
Padoan difende l’aggravio sulle rendite finanziarie.
“La nostra ipotesi di tassazione delle rendite ci allinea alla media europea. Capisco che per coprire lo sgravio Irap aggraviamo un’altra imposta. Ma c’è evidenza empirica che, anche a parità di gettito complessivo, se si tassano più le rendite e meno l’impresa e il lavoro l’economia cresce di più. È quello che vogliamo”.
Apprezzamenti anche per il commissario straordinario alla spending review, Carlo Cottarelli:
“Sul tavolo non ci sono tagli lineari, come nel passato. La revisione della spesa non è un elenco di misure-spezzatino, ma un quadro organico di risparmi. L’operazione funziona se lo sforzo è ben distribuito. Ed è significativo, e perfino simbolico, che il presidente del Consiglio abbia spostato a Palazzo Chigi la funzione della Spending Review. (…) La Spending Review funziona solo se è un’operazione strutturale che mira a cambiare stabilmente i meccanismi di spesa. Cottarelli non è affatto solo”.
A Massimo Giannini che, sul tema del lavoro, domanda:
“Il decreto legge sui contratti a termine rende ancora più precaria l’occupazione. Il Jobs Act è affidato a una legge delega, che richiederà due anni di discussione. Lei non vede una contraddizione?”,
Padoan risponde:
“Attenzione: la parola chiave della nostra manovra sul lavoro non è ‘flessibilità’, ma semplificazione. E chiarezza sugli incentivi. Quanto alla legge delega, è uno strumento che ha costi e benefici. Non possiamo intasare il Parlamento di decreti. E mi rendo conto che la delega richiede più tempo, ma è anche vero che garantirà un consenso parlamentare più ampio”.