Dopo i tentativi andati male con i governi Conte e Draghi, l’esecutivo attuale dovrebbe mettere a punto un piano per collegare gli scontrini emessi dagli esercenti con i pagamenti elettronici. In questo modo si contrasterà l’evasione, l’elusione fiscale ed anche il riciclaggio. Si tratta del tanto atteso scontrino fiscale elettronico attraverso il quale si trasmetteranno direttamente i dati all’Agenzia delle Entrate.
Sarà un modo in cui il Fisco potrà collegare le informazioni sugli scontrini con quelle dei Pos. Il Fisco potrà insomma controllare se a fronte del pagamento fatto con la carta di credito o con il bancomat sia stata emessa o meno una fattura o lo scontrino. Il governo ha detto di voler attuare questa riforma scrivendolo nel Piano strutturale di bilancio esaminato lo scorso venerdì in consiglio dei ministri.
Nel documento si legge che “l’amministrazione si impegna ad effettuare un pieno collegamento delle informazioni derivanti dai pagamenti elettronici e dal registro dei corrispettivi. Tale misura consentirà per le operazioni al consumo finale (business to consumer, B2C) di potenziare la tracciabilità, tempestività e capillarità delle informazioni trasmesse dagli operatori all’amministrazione e, in modo strutturale, di contrastare l’evasione fiscale derivante da omessa dichiarazione”.
Con l’incrocio di pagamenti e scontrini sarà semplice sapere se un commerciante o un medico abbiano omesso di fatturare la vendita o la prestazione. Secondo il governo, cambierà il sistema informativo della fiscalità predisponendo in questo modo “strategie di controllo più efficaci, mirate e meno invasive”.
Ma perché il governo Meloni ha deciso di approvare una misura del genere? Il potenziamento della lotta all’evasione fiscale è una delle misure poste dal governo italiano a base della richiesta presentata all’Europa di allungare da quattro a sette anni il piano di rientro dei conti pubblici. Nel farlo si continua a spingere su un adempimento spontaneo da parte dei contribuenti che servirà anche come deterrente.
Da quest’anno le Partite Iva avranno accesso al concordato biennale preventivo. Entro il 30 ottobre potranno infatti firmare un accordo con il Fisco sui redditi da dichiarare nei prossimi due anni. Redditi sui quali pagheranno una tassa ridotta, che va dal 10 al 15 per cento. L’incrocio delle banche dati di scontrini e carte di pagamento potrebbe essere utili anche a creare degli alert nel caso in cui ci fossero scostamenti rilevanti rispetto ai fatturati “concordati”.
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