ROMA – Non solo le imprese arrivano a pagare anche il 12% alle banche, ma nessuno salda i conti in tempo, l’Ue impone 30 giorni per i pagamenti, eppure arrivano tutti in ritardo. Le imprese devono aspettare anche più di due anni per ricevere quanto spetta loro: fino a 793 giorni.
Se l’effetto spread minaccia anche i piccoli, significa che l’economia reale verrà colpita perché adesso le banche pagano la raccolta sull’interbancario al 7%, quindi al prezzo che lo Stato paga per collocare i Btp. Così le banche fanno pagare alle imprese un tasso che può variare dal 10 al 12%.
Quindi dai rubinetti delle aziende i soldi escono, ma tardano a rientrare visti i ritardi nei pagamenti. La Calabria è la Regione che vanta il record da Guinness con un aumento di 267 giorni rispetto al 2007, mentre il Molise è a quota 755, la Campania a 661, il Lazio a 398, la Puglia a 349, Trentino Alto Adige 96 giorni e Friuli Venezia Giulia in 87.
Nessuno rispetta i termini, dunque. «Nell’ultimo trimestre si è visto un allungamento dei tempi di 30 giorni e oggi il ritardo tocca i nove mesi, mentre negli ultimi tre anni la media era di 240 giorni – precisa Alessandro Trapani, presidente di AssoSistema. Certo sul nostro comparto pesano ben 500 milioni di crediti nei confronti della Pa».
Gli associati Fifo (forniture ospedaliere), che aderisce a Federsalute Confcommercio, aspettano ancora 5,4 miliardi. «Il ritardo per le imprese della Fifo in media si aggira intorno ai 10 mesi – spiega Alberto De Santis, presidente di Federsalute -, ma nel caso dei soci della Anaste, strutture per la terza età, la media tocca i 15 mesi con eccezioni come i 90 giorni dell’Emilia Romagna o i sei mesi di Veneto e Toscana».
Per le forniture alle farmacie pubbliche (Assofarm) l’attesa è di un anno. Lo Stato è creditore per ben 60 o 70 miliardi, ma la Pubblica amministrazione fa tutto in tempi sempre più lunghi.
C’è di più: come scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, «nella versione della legge sulla libertà d’impresa arrivata in Senato erano state infilate un paio di norme micidiali. La prima stabiliva il divieto assoluto per le pubbliche amministrazioni di derogare unilateralmente ai termini di pagamento. La seconda dichiarava la nullità di tutte le clausole di rinuncia agli interessi di mora, che spesso lo Stato e gli enti locali impongono nei contratti con i fornitori per evitare di dover sopportare costi maggiori nel caso di eccessive dilazioni».