Recessione continua. La Ue: “A rischio il pareggio di bilancio nel 2013”

Pubblicato il 21 Settembre 2012 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Da Bruxelles arrivano cattivi presagi sui conti pubblici italiani: “E’  più difficile il conseguimento del pareggio di bilancio nel 2013”. La Commissione Europea sta monitorando il quadro complessivo della situazione economica. I 7 novembre il commissario Olli Rehn presenterà le sue previsioni. Del dossier Italia il quotidiano La Stampa ha letto il capitolo dedicato. La linea di tendenza generale è preoccupante, nonostante gli sforzi che hanno consentito un notevole avanzo primario.

Il nostro Paese non è affatto uscito dal guado della ristagnazione economica: il persistere della crisi globale e la stretta risanatrice di Monti pregiudicano una ripresa economica che è stata abbondantemente rivista al ribasso. Rispetto alle previsioni moderatamente ottimistiche di maggio i già anemici 4 decimi di punto di crescita per il 2013 si riducono a una calma piatta se non negativa, mentre al calo del Pil annunciato all’1,4% per quest’anno va aggiunto un altro punto percentuale pieno. “I dati recenti e gli indicatori di fiducia preludono a un’ulteriore contrazione nel trimestre re anche alla possibilità di u quarto trimestre negativo” si legge nel documento.

I sacrifici imposti come l’Imu e il trasferimento di risorse dagli enti locali al governo centrale hanno prodotto negli ultimi otto mesi un miglioramento del fabbisogno statale: un risparmio di 13,6 miliardi di euro, lo 0,9% di Pil in più rispetto allo steso periodo del 2011. Ma i sacrifici sembrano, appunto, non bastare. Emblematico il caso dell’Iva, suscettibile fra l’altro, quale misura cautelativa, di un incremento ulteriore:. Ebbene, a fronte dell’aumento delle aliquote, il gettito è stato inferiore all’anno precedente.

Segno che nessuno acquista, che il calo della domanda interna è diventato strutturale. Combinando questa contrazione con i tassi di interesse ancora in tensione l’obiettivo pareggio di bilancio si allontana. Anche perché, spremere con altre tasse non avrebbe senso, visto che pregiudicherebbe ancor più il rilancio dei consumi e scoraggerebbe gli investimenti. Nel rapporto debito/Pil, se il denominatore Pil continua a restringersi per il numeratore debito decrescere a sua volta diventa una missione impossibile.