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Partite Iva: aziende costrette a assumere, si tratta sulle soglie minime

di Warsamé Dini Casali |26 Aprile 2012 11:51

ROMA – Sulle partite Iva inizia oggi il percorso a ostacoli per modificare il disegno di legge che, così com’è, preoccupa e molto le imprese. Parliamo di una platea di interessati di 300/400 mila persone. Per un’azienda come la Rai, per citarne solamente una, è questione di vita o di morte sapere se 1600 tra collaboratori e giornalisti con partita Iva, debbano venire assunti in blocco perché secondo la nuova legge quei rapporti di lavoro surroghino fittiziamente un impiego parasubordinato dietro il quale si celano dipendenti veri e propri. Per non parlare della Siae, di Mediaset e di altri grandi gruppi che utilizzano le partite Iva.

Sulla riforma del Lavoro c’è una pioggia di emendamenti (se ne contano almeno 800) che verranno discussi in Senato. A partire proprio da partite Iva e lavoratori a progetto. La riforma va emendata, è lo sforzo nelle commissioni, per allentare un po’ la stretta sulla famosa flessibilità in entrata. Cosa dice la legge così come è stata presentata? Tre sono i paletti che limitano il ricorso alle partite Iva , tre le condizioni perché si aprano le porte dell’assunzione. Primo, se il 75% del reddito del parasubordinato proviene dalla stessa azienda, la partita Iva è considerata “fasulla”  e quindi, se accertato, scatta l’assunzione a tempo indeterminato. Secondo, se la durata della collaborazione dura più di sei mesi, stessa limitazione. Terza eventualità per l’assunzione d’obbligo, se al lavoratore è fornita una scrivania negli uffici dell’azienda e è sottoposto ai regolamenti interni.

Il convincimento diffuso dei relatori in Parlamento è che vada inserito uno “scudo normativo” per circoscrivere assunzioni di massa. Tre sono le ipotesi su come applicarlo. Pietro Ichino e Tiziano Treu propongono che si stabilisca un reddito minimo riferito alla media del settore. Il primo, Ichino, suggerisce che l’assunzione scatti solo se la partita Iva percepisce un reddito maggiorato del 20% rispetto a quel reddito minimo  preso a parametro. Treu propende per un reddito equivalente al minimo per far scattare l’assunzione. Maurizio Castro del Pdl è contrario perché l’introduzione del minimo contraddice l’abolizione delle tariffe minime nelle professioni.

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