Pasqua: 2 italiani su 3 non tagliano spese alimentari, aumentano i pranzi a casa

di redazione Blitz
Pubblicato il 19 Aprile 2014 - 16:24 OLTRE 6 MESI FA
Pasqua: 2 italiani su 3 non tagliano spese alimentari,

Pasqua: 2 italiani su 3 non tagliano spese alimentari,

ROMA – Secondo un sondaggio svolto da Coldiretti, solo un italiano su tre italiani taglierà a Pasqua la spesa a tavola. Più di due italiani su tre (67%) non hanno infatti tagliato la spesa a tavola per il pranzo di Pasqua secondo Coldiretti, decidendo di rimanere però a pranzare a casa. Di questi il 62% ha mantenuto lo stesso budget e il 5% lo ha addirittura aumentato.

La stragrande maggioranza degli italiani ha optato per il pranzo casalingo con il 79% degli italiani a casa propria o in quella di parenti e amici senza allontanarsi dalla propria città. Il risultato è che quest’anno la spesa complessiva delle famiglie italiane per il menu di Pasqua scenderà – stima la Coldiretti – sotto il miliardo di euro. Un aiuto al contenimento delle spese – continua la Coldiretti in una nota – è venuto anche dal calo dei prezzi con i listini delle carni ovine e caprine in diminuzione dello 0,3% su base congiunturale, quelli del pesce fresco di mare di pescata in calo dell’1,2% ed infine quelli di verdure e frutta vendute in picchiata del 6 e del 3,7% rispetto allo scorso anno.

Le rinunce hanno riguardato però i prodotti simbolo della festa con ben il 24% degli italiani che non ha acquistato l’uovo o la colomba industriale ma per fare economia – sottolinea la Coldiretti – si è puntato sopratutto sul contenimento degli sprechi, sulla scelta più oculata dei menu e sulla preparazione casalinga.

 

APERTURE DOMENICALI E FESTIVE: IN TANTI APRONO, IN POCHI COMPRANO – Secondo un sondaggio condotto da Confesercenti-SWG sui consumatori italiani ha rilevato che, malgrado continui la corsa alle aperture domenicali e festive dei negozi e centri commerciali, nei prossimi giorni di Pasqua e Pasquetta solo 1 italiano su 10 ha intenzione di acquistare qualcosa nelle due giornate di festa.

Sebbene il 47% degli intervistati abbia detto di ritenere opportuno che i negozi rimangano aperti, solo il 10% ha organizzato il proprio tempo libero per fare nuovi acquisti il 20 e il 21 aprile: il 2% nel giorno di Pasqua e l’8% a Pasquetta. Chi farà spese si recherà soprattutto in un centro commerciale, scelto come luogo d’acquisto dal 69% del campione che ha dichiarato di voler fare compere. “In nessun Paese europeo vige un regime di liberalizzazioni come il nostro, che permette di aprire 365 giorni l’anno, 24 ore su 24 feste e domeniche incluse”, spiega Mauro Bussoni, Segretario Generale di Confesercenti.

“Una deregulation che riteniamo assurda, e che a quanto pare non è utile nemmeno agli italiani. La maggioranza dei nostri concittadini non ha intenzione di passare la Pasqua e la Pasquetta in un centro commerciale”.

“Alle famiglie italiane mancano le disponibilità economiche, non le occasioni per spendere. Il nostro sondaggio e i dati Istat smentiscono i sostenitori della teoria secondo cui la deregulation, aumentando le possibilità di comprare, porterebbe all’incremento dei consumi e quindi dei posti di lavoro nel commercio. Il provvedimento sulle liberalizzazioni è stato varato dal Governo Monti a gennaio 2012, e da allora abbiamo vissuto un tracollo delle vendite (-8,5% al netto dell’inflazione) e registrato 100mila occupati in meno nel commercio tra il 2013 e il 2012″.

“Per questo Confesercenti – prosegue Bussoni – insieme a Federstrade e Cei, ha lanciato nel novembre 2012 ‘Liberaladomenica’, una campagna di informazione per presentare una legge di iniziativa popolare per rivedere la liberalizzazione. In cinque mesi sono state raccolte ben 150mila firme, il triplo di quanto occorresse. Il 14 maggio 2013, la proposta è stata discussa in Parlamento ed è attualmente tornata all’esame della Commissione Attività Produttive”. “Chiediamo – conclude Bussoni – che il Presidente del Consiglio Renzi ed il nuovo esecutivo intervengano per sbloccare la situazione e riportare una disciplina equilibrata negli orari e nei giorni di apertura delle attività commerciali. Migliaia di famiglie aspettano una risposta in questa direzione”.