Non resta che la patrimoniale. Con una pressione fiscale al 44%

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 28 Ottobre 2011 - 11:10 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Se la strada dei licenziamenti facili appare già ostruita, al Governo non resta che pensare a una nuova patrimoniale. Una parolaccia, un tabù, ma nella maggioranza le voci favorevoli aumentano (l’ultima apertura è del deputato Pdl Di Girolamo) e il tempo stringe. Nonostante la pressione fiscale in Italia non sia mai stata tanto alta: il IV gabinetto del Governo Berlusconi dovrà intestarsi il record storico del 43,8% del 2011 suscettibile di ulteriore rialzo al 44% nel 2012. Lo diceva ancora ieri la Banca d’Italia, con il dirigente Daniele Franco impegnato in audizione presso la Commissioni Bilancio di Camera e Senato. I calcoli della Cgia di Mestre sono ancora più allarmanti: “nel 2013 sarà al 44,7% e poi salirà ancora al 46,2% nel 2014 anche per gli effetti recessivi della manovra”.

Sarà perché colpisce in primo luogo Berlusconi, come si ostina malignamente a ripetere Gianfranco Fini, che il Governo è tanto riluttante a varare un pacchetto di nuove tasse. Tuttavia, i due interventi su cui sta ragionando l’esecutivo riguarderebbero (Il Sole 24 Ore non usa il condizionale anche se esistono dichiarazioni ufficiali in senso contrario) una nuova imposta sul patrimonio, appunto, e un aumento dell’Iva agevolata dal 10% all’11%. Cui potrebbe aggiungersi un sensibile aggiornamento della percentuale di rivalutazione delle rendite catastali, dall’attuale 5% al 25%.  Non si tratta di misure di cui non si sia già abbondantemente discusso, specie nelle ore febbrili dell’approvazione della manovra correttiva di agosto.

Dubbi sulla fattibilità dell’operazione non ne ha solo Berlusconi. Lo stesso Daniele Franco di Banca d’Italia solleva delle perplessità, ma di ordine inverso. La decisione di portare avanti una patrimoniale ”è una scelta politica che spetta a Governo e Parlamento” ma, per attuarla occorre prima avere ”una infrastruttura che fotografi il patrimonio di ognuno di noi al di là del patrimonio immobiliare” e per questo l’Ici è una ”opzione più concreta e fattibile” in linea con gli altri paesi.

Che veste avrà questa patrimoniale? Si può utilmente ragionare sul ventaglio larghissimo di ipotesi che via via si sono affacciate all’attenzione dell’opinione pubblica in questi mesi di emergenza permanente. L’estate scorsa il Tesoro propose un aumento dell’aliquota Irpef di 5 punti, dal 43% al 48%. Una patrimoniale soft era stata lanciata a settembre dal mondo delle imprese con un’ipotesi di un prelievo dell’1,5 per mille sui patrimoni superiori a 1,5 milioni di euro. Un’altra proposta considerava la necessità di un’imposta ordinaria a carico delle persone fisiche: l’1 per mille porterebbe subito 9 miliardi di gettito. La patrimoniale targata Pd prevede un’imposta progressiva sugli immobili a partire dai valori molto alti: il gettito stimato è di 5 miliardi, nonostante l’esclusione di large fasce di contribuenti. L’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato aveva lanciato invece l’idea “30-30-30”: un’imposta una-tantum di 30 mila euro per ogni italiano che fa parte del 30% più abbiente per abbattere di 30 punti il debito rispetto al Pil.