Paura di contagio della crisi Greca: borse a picco, minuti di panico a Wall Street

Pubblicato il 6 Maggio 2010 - 22:21 OLTRE 6 MESI FA

borseL’effetto Grecia fa crollare le borse nel mondo. L’indice Dow Jones nel giro di pochissimi minuti ha perso quasi il 9% ed è sceso sotto i 10.000 punti. Poco dopo le blue chips hanno recuperato e sono risalite a 10.324,06, -5,10 per cento. Il repentino crollo e l’altrettanto veloce risalita, il tutto 15 minuti, sono state causate da un refuso di un operatore di borsa ma hanno sconvolto tutti i mercati. E alla chiusura delle contrattazioni il Dow Jones ha comunque perso il 3,23% a 10.518,13 punti, il Nasdaq è arretrato del 3,44% a 2.319,64 punti mentre lo S&P 500 ha lasciato sul terreno il 3,28% a 1.127,72 punti.

Tonfo anche del petrolio che, a New York, cede il 6,7% a 74,58 dollari al barile. L’Euro scivola a 1,2614 dollari con minimo a 1,2518 (raggiunto il livello più basso degli ultimi 14 mesi nei confronti del biglietto verde). Allo stesso tempo l’oro continua a correre e vola a 1.205,80 dollari.

Errore a Wall Street. Wall Street ha bruciato nel giro di quindici minuti i guadagni accumulati in oltre un anno di contrattazioni. Ma lo ha fatto, per fortuna, per un errore di trascrizione. Il crack non era vero. O meglio, il crollo era vero, reale e stava per essere fatale. Ma non c’era motivo perché avvenisse. La causa, infatti, era in un errore di trascrizione, o trasmissione di un dato.

Alla fine Wall Street ha tirato un sospiro di sollievo, ma con una prova della propria fragilità che può far tremare i polsi. L’indice Dow Jones, infatti, in quei 15 minuti ha perso ben 700 punti, crollando 100 punti sotto i 10mila. Per le statistiche, sarebbe stato il crollo più forte dal 2008. Sarebbe stato, perché, mentre il panico si scatenava tra gli operatori , qualcuno è riuscito a capire che quella folle corsa a vendere era stata causata da un «refuso», un errore di scrittura di un trader nell’ordine di vendita. Lo spiega la Cnbc, secondo cui l’operatore distratto avrebbe digitato una «b» di billion al posto di una «m» di million mandando in tilt il sistema ma, soprattutto, facendo scattare il panico sui mercati di tutto il mondo.

Secondo alcune fonti, CityGroup avrebbe aperto un’inchiesta interna sull’accaduto, cosa che fa pensare che sia un operatore di quel gruppo a causare il costosissimo errore. Il Nasdaq ha avviato una sua inchiesta interna per stabilire eventuali errori negli scambi fra le ore 14.40 e le 15.00 di new York. Le conseguenze dell’episodio, dal punto di vista delle procedure, saranno da valutare. Dal punto di vista del mercato, per fortuna, glin operatore, tirato un sospiro di sollievo, hanno subito quasi riassestato il l’indice della Borsa Usa: dalle 15 alle 15.20, il Dow Jones ha recuperato 600 punti.

Italia. Piazza Affari ha chiuso in calo del 4,27% mentre la forbice dei rendimenti tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi si è ulteriormente allargata. Una reazione dei mercati che fonti della Banca d’Italia, in serata, hanno definito «ingiustificata», sottolineando come sia frutto del «clima di incertezza che precede il vertice» europeo di venerdì a Bruxelles e come «il sistema bancario italiano dispone di una quantità di titoli stanziabili sufficiente a fronteggiare eventuali tensioni, anche di notevole intensità, sui mercati interbancario e della provvista all’ingrosso».

Piazza Affari, dove il peso dei titoli bancari è preponderante, ha chiuso con un crollo dell’indice Ftse Mib del 4,2% piombando ai minimi degli ultimi dieci mesi in una seduta che ha richiamato alla mente i collassi che hanno accompagnato il fallimento di Lehman Brothers. Colossi bancari come Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno chiuso con ribassi superiori al 7% dopo aver toccato minimi dell’11%. Le vendite non hanno risparmiato nessuno: Telecom è crollata del 6,2%, Generali del 5,3%, l’Eni del 3,4%.

Ma sotto pressione sono finiti anche i titoli di stato italiani per i quali si continua ad allargare il differenziale di rendimento (spread) rispetto alle obbligazioni tedesche. Quello tra il Btp decennale e il Bund è salito oltre i 150 punti base, ai massimi dall’inizio del 2009. Ancora più ampia la forchetta sulle scadenze a due e cinque anni che non ricordavano spread così elevati da prima dell’introduzione dell’euro.

Europa. Non va meglio per gli altri paesi europei. Tutte le borse del Vecchio continente hanno chiuso ancora una volta in deciso calo, con la singolare eccezione di Atene. Nelle ultime tre sedute, mentre la paura da contagio si diffondeva, i listini azionari hanno bruciato quasi 260 miliardi di euro di capitalizzazione. E se Milano ha perso il 4%, gli altri mercati non hanno avuto di che gioire: Parigi ha perso il 2,2%, Londra l’1,5%, Madrid quasi il 3%, Lisbona il 2,1%, Dublino il 2,4%. Solo Francoforte (-0,8%), al cui governo tutti guardano per arginare la crisi, è riuscita a contenere la furia della speculazione.