Al di là della maggiorazione sociale e della rivalutazione annuale, ecco come ottenere un aumento sulla pensione di invalidità.
La pensione ordinaria di invalidità civile è una prestazione economica erogata dall’INPS e introdotta dalla Legge 118 del 30 marzo 1971: un assegno mensile concesso per inabilità totale e destinato quindi a chi presenta un’infermità assoluta e permanente o condizioni che impediscono di svolgere qualsiasi attività lavorativa. Di conseguenza, coloro che ottengono la pensione di invalidità non possono lavorare.
Accanto alla pensione c’è anche l’assegno di invalidità, rivolto invece a chi può continuare a lavorare, così come stabilito dalla Legge 12 giugno 1984, n. 222. Questa norma ha rivisto la disciplina dell’invalidità pensionabile, stabilendo i criteri per il riconoscimento dell’assegno per coloro la cui capacità lavorativa è ridotta a meno di un terzo a causa di infermità fisica o mentale.
Per ottenere l’assegno, dunque, la capacità lavorativa deve essere ridotta di almeno due terzi (la percentuale d’invalidità deve raggiungere la soglia del 67%), inoltre è necessario aver maturato almeno cinque anni di assicurazione e 260 contributi settimanali, di cui 156 (cioè tre anni) nel quinquennio precedente la data di presentazione della domanda.
L’importo della pensione di invalidità per il 2024 è di 333,33 euro al mese per tredici mensilità. L’assegno di invalidità ha invece un importo variabile, il cui massimo è pari al corrispettivo della pensione per invalidi totali (333,33 euro), ma solo per chi rispetta un limite reddituale annuale. Bisogna tenersi sotto i 5.725,46 euro. Resta fermo il diritto ai 10,33 euro di aumento non superando il limite di reddito di euro 7.081,62 (se coniugato, per l’incremento il limite non si deve superare la soglia di 15.644,85 euro). In generale, poi, l’assegno è compatibile con i redditi da lavoro.
Per la pensione di invalidità totale, invece, non c’è compatibilità con redditi da lavoro, dato il presupposto di incapacità lavorativa totale. Per ottenere il trattamento assistenziale, il reddito personale annuo non deve superare la soglia di 19.460 euro circa. Altro fattore fondamentale: l’assegno ha una validità di tre anni e può essere rinnovato solo su richiesta esplicita del beneficiario, laddove non siano mutate le condizioni che hanno portato all’ottenimento del contributo.
La pensione di invalidità è invece permanente. Quindi viene erogata fino al raggiungimento dell’età pensionabile, ovvero finché non si trasforma in assegno sociale. Nel caso dell’assegno, se tutti i requisiti sono soddisfatti, la prestazione decorre dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda.
L’importo della pensione di invalidità può subire un aumento grazie alla maggiorazione sociale, alla rivalutazione annuale, con l’integrazione al minimo o tramite domanda di revisione. Nel primo caso, laddove il reddito personale dell’invalido sia inferiore a una certa soglia, è possibile far valere il proprio diritto a una maggiorazione sociale. Per il 2024, il reddito personale deve essere inferiore a 12.170,86 euro e il reddito coniugale inferiore a 18.256,29 euro.
Ogni anno, come anticipato, l’INPS rivaluta gli importi delle pensioni e degli assegni di invalidità in base all’inflazione. In questo modo, cioè automaticamente, l’assegno di invalidità può conoscere un aumento più o meno rilevante. Allorquando l’importo della prestazione è inferiore al trattamento minimo annuale, si ha diritto all’integrazione al trattamento base, a condizione che non si superino determinati limiti di reddito.
L’altra strategia da poter adottare è quella della domanda di revisione. L’invalido con condizioni di salute sia peggiorate, o che riscontra una riduzione della capacità lavorativa maggiore rispetto al passato, può presentare una domanda di revisione all’INPS. In base a ciò scatterà una nuova visita medica per valutare se ci sono le condizioni per un aumento dell’assegno.
Il vero e più consistente aumento sulla pensione di invalidità si può dunque ottenere con una rivalutazione della percentuale di invalidità. Ma c’è anche un’altra via: quella della correzione della legge 104. La domanda di aggravamento è una procedura delicata: non di rado la percentuale di invalidità può anche essere ridotta a seguito della visita.
Ecco perché in tanti preferiscono alle richieste di aggravamento risultano i ricorsi in tribunale. Il ricorso potrebbe convenire in virtù della possibilità di poter affidare la valutazione delle proprie condizioni di salute a un medico legale imparziale, scelto dal giudice. Gli svantaggi oggettivi rimandano ai costi dell’iter giudiziario.
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