La pensione di reversibilità è quella cosa che nessuno vorrebbe mai conoscere. Si tratta dell’assegno percepito alla morte del coniuge.
Un evento davvero drammatico per il quale, spesso, non si ha nemmeno il tempo di piangere che già bisogna pensare alla sopravvivenza. Occorre mettere in moto la macchina burocratica per vedersi riconosciuta la pensione del coniuge o meglio l’assegno di reversibilità.
La pensione, infatti, alla morte del titolare viene riversata sul coniuge che resta in vita. Si tratta, però, di un assegno ridimensionato, si parla del 60% della pensione originale. Purtroppo l’operazione non è nemmeno automatica e va richiesta.
Per queste ragioni, dopo i giorni iniziali in cui si è affranti, va subito messo in moto il meccanismo che porti all’assegno di reversibilità. La vita, del resto, continua, la sopravvivenza va assicurata ed i soldi, purtroppo, sono una parte fondamentale di questo meccanismo. L’operazione che va fatta per chiedere che la pensione del proprio coniuge venga riconosciuta a chi resta in vita può essere fatta tramite un Caf.
Pensione di reversibilità: c’è un ulteriore assegno che non conosci
Bisogna, però, sapere che, spesso, i Caf non sempre dicono tutto o meglio in alcuni casi, forse, non sono nemmeno così tanto informati. Naturalmente questo non dovrebbe avvenire per i grandi centri collegati magari ai sindacati. L’assegno di reversibilità, viene decurtato, come detto in precedenza, quasi della metà, rispetto a quello originale percepito dal titolare. In tantissime situazioni questo si tramuta in un vero e proprio problema per il coniuge che resta in vita.
Vivere con la pensione decurtata, infatti, significa trovarsi dinanzi alle stesse spese precedenti ma con meno soldi in tasca. Cinicamente a parte i soldi per il mangiare ed il vestire, la morte del coniuge non porta un grade risparmio, anzi. Per queste ragioni in alcuni casi, in particolare, però, soddisfacendo alcuni requisiti, c’è la possibilità di prendere un ulteriore assegno.
La persona interessata, ossia, il coniuge che resta in vita, non solo non è molto lucida per la scomparsa del proprio caro ma, nella maggior parte dei casi, non sa nemmeno di cosa si tratti, non essendo del campo. E’ qui che dovrebbero intervenire i Caf o chi sta facendo la pratica di reversibilità questo, però, purtroppo, non sempre accade. Il conuge che resta in vita, dunque, potrebbe avere diritto ad un ulteriore assegno: di vedovanza.
In alcune circostanze, infatti, nel caso in cui chi resta in vita abbia una disabilità. Il superstite dovrà avere l’invalidità certificata del 100% ed essere stato riconosciuto inabile a proficuo lavoro. In alternativa dovrà essere titolare di un assegno di accompagnamento. L’importo dell’assegno di vedovanza, ovviamente, cambierà in base al reddito di chi lo percepisce.