Una pensione da 2.000 euro al mese: tutte le soluzioni possibili per ottenere dall’INPS un simile assegno previdenziale.
Pur essendo un diritto costituzionale, la pensione in Italia è spesso e per molti un vero e proprio sogno caratterizzato dalla spiacevole qualità dell’irrealizzabilità. Un miraggio… Tutto ciò dipende dalla situazione piuttosto critica del sistema previdenziale, per anni gestito con scarsa lungimiranza, e dall’invecchiamento del Paese: in Italia il peso delle pensioni è sempre più alto dai contributi versati dai lavoratori.
Se il presente dei pensionati appare così deprimente, per il futuro, i pensionati del domani, già sanno di dover affrontare una situazione ancora più critica. Precariato, disoccupazione e lavoro nero determinano l’impossibilità di mettere da parte in tempo utile un numero opportuno di contributi. Di conseguenza, cresce sempre di più l’attesa per andare in pensione.
La pensione di anzianità, nel 2024, si raggiunge a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. In alternativa, con quota 103, è possibile ritirarsi dal lavoro con 41 anni e 6 mesi di contributi versati. Ma per maturare quasi 42 anni di versamenti, per chi ha cominciato a lavorare dopo la laurea, quindi intorno ai 25 anni, significa arrivare alla pensione comunque non prima dei 67 anni.
Sì, ci sono diverse opzioni offerte dallo Stato per poter andare in pensione prima, ma in tutti questi casi si rischiano penalizzazioni e trattenute consistenti su una parte del premio pensionistico. In generale, più si anticipa la pensione e maggiore sarà l’importo a vantaggio delle casse del Paese.
Il portale INPS permette di operare alcune simulazioni per capire quanti contributi versare per poter raggiungere una pensione dall’importo simile allo stipendio percepito durante l’attività lavorativa. Lo stipendio medio in Italia è poco sotto i 2.000 euro, ma per molti l’idea di una pensione di 2.000 appare come un traguardo irraggiungibile. Non è facile determinare un iter standard per i lavoratori che mirano a un simile traguardo.
Di base, gli stipendi, diversi come sono diverse le professioni, sono tassati secondo criteri particolari, e giocoforza cambiano anche i contributi (si va dal 2% al 25%, in pratica). Fino a qualche anno fa, invece, l’importo dell’assegno pensionistico dipendeva solo dall’ammontare dello stipendio percepito negli ultimi anni di lavoro. Tutto è cambiato con le ultime riforme. Da un sistema contributivo puro si è passati a un sistema misto.
Ovviamente, il metodo retributivo è considerato più vantaggioso per il lavoratore rispetto a quello contributivo, poiché tende a garantire una pensione più alta. Ma il vecchio sistema è stato abolito per le nuove generazioni di lavoratori e si applica solo a chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Allo stato attuale, quindi, bisogna valutare soprattutto i contributi versati e il montante contributivo.
Conta poi anche l’età di pensionamento: più si lavora è più è facile ottenere un assegno alto con la pensione grazie a coefficienti di trasformazione più vantaggiosi. Con il sistema retributivo puro, per una pensione netta di 2.000 euro è necessario contare su una pensione lorda di circa 2.800 euro al mese. Dunque, nel sistema misto, in presenza di contributi adeguati, per avere una pensione da 2.000 cosa bisogna fare?
E’ necessario avere un importo annuo lordo in termini di stipendio di circa 37.000 euro. Ma, come spiegato, per una stima più precisa è sempre meglio utilizzare il simulatore “La mia pensione futura” dell’INPS… Per ottenere 37.000 euro all’anno bisogna contare su contratto a tempo indeterminato e in grado di fornire certe garanzie. Un lusso per tantissimi lavoratori.
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