TFR e pensione integrativa: il Governo è pronto a presentare una nuova proposta per il trasferimento automatico del trattamento.
Si parla di una possibile nuova proposta su cui ci sarebbe larga condivisione da parte di tutto il Governo e cauto apprezzamento anche da parte dei sindacati. Una misura straordinaria per rilanciare la previdenza complementare, quella che viene definita come la seconda gamba, ormai indispensabile, dello zoppicante sistema pensionistico italiano.
La previdenza privata, con le sue varie proposte di pensioni integrative, assomiglia un po’ al pane per chi non ha i denti. Sembra utile per i precari, che già sanno di non poter ambire a una pensione ordinaria dignitosa al termine della loro carriera lavorativa e, al contempo, fanno fatica ad accedere a ogni forma di fondo privato per via dei costi troppo alti.
Per contro, la pensione integrativa serve a poco a chi può permettersela: i lavoratori con carriere stabili e stipendi dignitosi, almeno con le attuali età pensionabili, potranno ricevere pensioni adeguate e non hanno dunque nessun interesse a investire in forme pensionistiche integrative. Eppure si continua a leggere un po’ dovunque che, sul medio e lungo periodo, le pensioni complementari saranno necessarie per tantissimi lavoratori.
Esistono alcuni incentivi che permettono ai lavoratori dipendenti di poter approcciarsi con un po’ più di serenità alle pensioni integrative. Durante la fase di accumulo è per esempio possibile dedurre dal reddito complessivo annuo i contributi versati al fondo pensione fino al limite di 5.164,57 euro. Ma viene esclusa dalla deduzione la quota del TFT.
Proprio il trattamento di fine rapporto torna fondamentale nell’investimento in un fondo pensione secondo una recente proposta del Governo italiano firmata dalla ministra del Lavoro Marina Calderone. L’idea prevede il trasferimento automatico del TFR dei lavoratori ai fondi pensione (a meno che i lavoratori non si oppongano esplicitamente).
La proposta dovrebbe essere inclusa nella prossima Manovra finanziaria con l’obiettivo di rilanciare la previdenza complementare. Per ciò che concerne i conti pubblici, il meccanismo del silenzio-assenso non dovrebbe creare grossi problemi alla Ragioneria dello Stato. Ma si teme che il trasferimento automatico possa creare un po’ di confusione, specie per le piccole e medie imprese con meno di cinquanta dipendenti. Tali aziende, infatti, attualmente beneficiano del trattenimento del TFR nelle loro casse come forma di finanziamento (se i lavoratori non scelgono i fondi pensione).
Per le imprese più grandi, quelle cioè con più di cinquanta dipendenti, il TFR non destinato ai fondi pensione viene invece automaticamente trasferito all’INPS. E in questo caso non dovrebbero esserci impedimenti. Preoccupa quindi altro… L’obbligatorietà mascherata del versamento del TFR nei fondi pensione potrebbe ridurre la liquidità immediata disponibile per molti lavoratori.
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