Pensioni, nel 2019 in tanti hanno lasciato a 62 anni. In pochi li hanno sostituiti

di Riccardo Galli
Pubblicato il 17 Febbraio 2020 - 09:05 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, altro che Quota 100: nel 2019 in tanti hanno lasciato a 62 anni. In pochi li hanno sostituiti

Pensioni, nel 2019 in tanti hanno lasciato a 62 anni. In pochi li hanno sostituiti (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Prima non c’era e ora c’è, e con lei nel 2019 si è registrato un boom di pensionamenti a 62 anni e spicci. Altro che i 67 sbandierati e paventati. E’ ovviamente Quota 100, la riforma delle pensioni introdotta dal governo giallo-verde, quello di Lega e 5Stelle. Quella riforma che voleva dare e ha dato un via d’uscita anticipata dal mondo del lavoro, con relativa spesa per le casse pubbliche, in nome anche di un turn-over che però, a conti fatti, non è arrivato. O almeno non nella misura preventivata.

Nel primo anno di sperimentazione di Quota 100 i pensionamenti anticipati sono cresciuti del 32,8%, mentre quelli di vecchiaia sono crollati del 29%. I dipendenti che nel 2019 hanno lasciato il lavoro a 67 anni sono stati appena 33.123 contro i 126.107 che sono andati in pensione anticipata. Sono i numeri forniti dal monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento secondo cui, tra le pensioni liquidate ai lavoratori dipendenti nell’anno, il 20,8% ha riguardato le pensione di vecchiaia e il 79,2% quelle legate all’anzianità contributiva.

In pratica quattro su cinque dei nuovi pensionati dipendenti sono usciti con un’età inferiore a quella di vecchiaia. E se quattro su cinque sono quelli andati a casa anzitempo, il numero quattro lo ritroviamo anche nelle tabelle dei pensionati sostituiti: appena quattro su dieci. Sul fronte turn-over è l’Osservatorio Statistico dei Consulenti del lavoro a fornire le cifre e dire che il ricambio generazionale con Quota 100 ha funzionato nel 42% dei casi: su 10 lavoratori andati in pensione, i giovani assunti sono stati quattro. Che tradotto significa che più di un posto su due è rimasto scoperto.

Nel suo primo anno di introduzione Quota100 pare dunque meno efficiente e di conseguenza più costosa di quanto promesso e immaginato. Meno efficiente nel favorire quel ricambio generazionale che il governo Conte1 aveva praticamente garantito come automatico, e più costosa perché se non ci sono nuovi lavoratori che versano i contributi, va da se che le nuove pensioni da saldare sono sempre più gravose per le casse pubbliche. Se ad ogni pensionato corrisponde infatti un nuovo assunto, ad ogni pensione corrisponderebbero nuove entrate fiscali oltre che nuove uscite.

Ma se i nuovi assunti non ci sono, non ci saranno nemmeno le nuove entrate e rimarranno le uscite. Intanto, dice l’Inps, l’età media alla decorrenza della pensione è stata di 62 anni e 4 mesi per gli anticipi, un dato in linea con le tendenze degli ultimi anni e che conferma come la stragrande maggioranza dei pensionamenti avvenga a un’età molto inferiore al limite legale di vecchiaia di 67 anni, preso come riferimento nel dibattito politico come causa fondamentale per giustificare, anche dopo Quota 100, forme di pensionamento agevolato.