Pensioni: Londra pensa a 67 anni e Berlino ragiona sui 69

Pubblicato il 12 Settembre 2011 - 09:59 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – In Gran Bretagna e in Germania ci stanno già ragionando sopra: bisogna alzare l’età pensionabile a 67 anni, anzi 69 sarebbe l’età perfetta. Se la patria della cultura liberale e gli inventori del welfare state (i tedeschi arrivano sempre prima) concordano sulla necessità di una misura del genere, vuol dire che il prodigioso innalzamento della vita umana sarà una cosa meravigliosa fra una ventina di anni, ma per il momento è l’insidia maggiore alla sostenibilità dei sistemi previdenziali nel fu ricco Occidente europeo. Semplicemente, senza un massiccio ricorso a sangue fresco, come quello degli immigrati, o un improbabile ritorno a una natalità a livelli indiani, il numero di lavoratori attivi che fisicamente paga le pensioni delle generazioni future, è già così ristretto da mandare a carte 48 le finanze statali.

In Germania al Ministero delle finanze di Wolfgang Schauble circola un rapporto che misura il divario di sostenibilità, tra il 2008 e oggi. In soli tre anni questo divario era contenuto tra lo 0 e il 2,4% del Pil, ora si aggira tra lo 0,9 e il 3,8%. E’ un calcolo econometrico di non facile e intuitiva comprensione: il risultato però è che già da oggi, con la prossima finanziaria, il governo tedesco si accinge, nonostante la perdurante crisi di consensi,  ad alzare l’età pensionabile. I “cinque saggi”, il principale organo consultivo in materia economica del governo tedesco, suggeriscono un’uscita dall’età lavorativa a 69 anni, pena un debito pubblico che schizzerà nel 2060 al 270% del Pil.

In Gran Bretagna il sindacato ha già invitato i suoi 7 milioni di iscritti alla disobbedienza civile, ma il nuovo governo Cameron tira dritto. Chi avrà più forza si vedrà. Per Steve Webb, liberal democratico sottosegretario al welfare la   ricetta è semplice: nel 2020 uomini e donne non potranno ritirarsi prima dei 66 anni, e dal 2026 non potranno farlo per altri 12 mesi. 67 anni, appunto. “Che cosa sono 24 mesi di lavoro in più?” si chiede Webb con l’aria di chi conosce in anticipo la risposta. Nel 1926, quando fu introdotto il sistema pensionistico, solo il 33% degli uomini e il 40 delle donne poteva aspettarsi un’esistenza superiore ai 65 anni. Nel 2050 i novant’anni saranno una realtà per tutti, o quasi tutti. E ancora: “E’ possibile immaginare che le persone non lavorino per un terzo della loro esistenza?”. Argomenti ineccepibili da un punto di vista statistico: ma intanto qualcuno dovrà avvisarli , questi lavoratori. Secondo l’esperta Michelle Mitchell è necessario garantire la pace sociale dicendo le cose come stanno sul futuro dei lavoratori. Almeno con dieci anni di anticipo. 2020? Stiamo già in ritardo di un anno.