ROMA – L’accredito della pensione alla posta dal 1 gennaio 2015 sarà spostato al 10 de mese. Una novità prevista della legge di stabilità e che riguarderà milioni di persone, che aspettano l’assegno della pensione il primo di ogni mese. Una misura da cui l’Inps potrebbe risparmiare circa 20 milioni di euro l’anno.
Luca Cifoni sul Messaggero scrive:
“La nuova scadenza deriva dalla volontà di uniformare i pagamenti effettuati dall’istituto, che avendo assorbito l’Inpdap ora eroga le pensioni anche agli ex dipendenti pubblici. Per questi ultimi la data del pagamento era già fissata al dieci, che ora quindi diventa quella da applicare a tutti: non solo i titolari di trattamenti previdenziali, ma anche pensioni di indennità civile e le relative indennità, oppure le rendite vitalizie dell’Inail. Il passaggio ad un giorno che non coincide con l’inizio del mese potrebbe determinare una diminuzione dell’affollamento e delle code agli uffici postali.
Cambiano anche le regole per aggirare le truffe di chi percepisce le pensioni di parenti deceduti:
“i parenti o le persone che comunque avevano la delega a riscuotere la pensione per suo conto continuano a farlo per mesi, e in alcuni casi estremi per anni arrivando a occultare il cadavere. Con le nuove regole viene saltato il passaggio delle anagrafi comunali, che in qualche caso non risultavano particolarmente solerti. Dovrà essere lo stesso lo stesso medico che constata il decesso a trasmettere il certificato all’Inps per via telematica, entro 48 ore.
A quel punto il pagamento della pensione avverrà con riserva: banche o poste saranno tenute a restituire le somme non spettanti che si trovano sul conto, e non potranno utilizzarle per estinguere propri crediti: nel caso per qualsiasi motivo la restituzione non sia possibile dovranno segnalare all’Inps le generalità di chi ha la disponibilità delle somme”.
E poi ci sono le altre misure:
“Altri risparmi saranno ricavati dall’eliminazione delle prestazioni economiche accessorie alle cure termali, che potevano essere fruite in alternativa al trattamento vero e proprio. Inoltre l’Inps già per il 2014 dovrà versare allo Stato 50 milioni dalle entrate per interessi attivi relativi a prestiti e mutui erogati agli iscritti. Scatterà poi dal 2015 la riduzione di 150 milioni dei fondi destinati ai patronati, strutture che prestano assistenza ai pensionati nei loro rapporti con l’istituto previdenziale. A regime, la quota del gettito dei contributi previdenziali che va a finanziare le attività dei patronati verrà ridotta del 35 per cento.
Infine altri 200 milioni vengono trovati con la riduzione, a partire dal 2015, del fondo che nel 2007 era stato istituito per finanziare gli sgravi contributivi finalizzati a incentivare la contrattazione di secondo livello: un obiettivo che sulla carta resta importante per il governo, ma che evidentemente non rientra tra le priorità finanziarie in questo momento”.
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