Va rilevato che nessuno ha fatto una piega, smentito, rifiutato con sdegno il dato come artefatto, capzioso, bugiardo. Ieri a Palazzo Chigi il premier Giorgia Meloni incontrava i sindacati e parlava con loro di pensioni. Sindacati, insieme ai partiti di governo e di opposizione, impegnatissimi ad ampliare ed accorciare per il futuro la, anzi le vie alla pensione anticipata.
Pensione anticipata, un fenomeno e un flusso che in Italia, per così dire, si anticipano da soli. All’interno di habitat e aspettative dove l’eccezione è la regola. E dove tutti, proprio tutti, predicchiano benino su calo demografico e violenta inversione della bilancia tra pensionati e lavoratori in essere e tutti, proprio tutti, malissimo razzolano nel mandare in pensione più gente possibile il prima possibile. Però ieri nessuno se l’è sentita di dire che non è vero. Perché anche i sindacati lo sanno che è vero, eccome se è vero: in Italia la pensione anticipata è sempre più anticipata.
Pensione anticipata a 61,4 anni, questa la media 2022
L’età media (quindi c’è stato chi è andato in pensione anticipata avendo 62 o 63 anni ma anche chi in anticipata pensione è andato avendone di anni 60 o 59) della pensione anticipata nei fatti concreti del 2022 è stata pari ad anni 61,4. La lontananza con la teorica età della pensione in Italia, pensione di vecchiaia a 67 anni, è della enormità di circa sei anni. E tende a crescere. La differenza tra la realtà, diffusissima della pensione anticipata, e la teoria, con limitate pratiche applicazioni, della pensione di vecchiaia a 67 di anni. Infatti l’anno prima del 2022, l’età media della pensione anticipata in Italia era 61,6 anni. Quindi l’anno scorso la pensione anticipata ha guadagnato altri due mesi. Due mesi in media non sono poca cosa ma soprattutto la tendenza è quella che marca la realtà.
La rappresentazione, la narrazione condivisa e di massa è di un paese dove la pensione è sempre più lontana e irraggiungibile, la vita reale è quella di un paese dove ci si pensiona in percentuali sempre crescenti rispetto al resto della popolazione e con soglia anagrafica (leggi età) che si assottiglia, diminuisce. Infatti la spesa per le pensioni cresce con costanza negli ultimi anni al ritmo del sette per cento annuo. A proposito di medie, circa quattro volte in più, circa il quadruplo della crescita registrata e ipotizzata del Pil.
Anche questo un dato che nessuno, proprio nessuno, contesta o nega. Più si anticipano le pensioni meno soldi ci sono per pagarle e proprio per questo meglio non dirlo forte e nel frattempo buttar dentro, pensionare chi ce la fa in tempo a prendere gli ultimi convogli della previdenza. Questa la strategia dei sindacati e dei partiti. Anche Meloni, come chiunque debba governare, ha dovuto dire che anticipare ancora il già anticipato che da solo si anticipa proprio non si può.