Pensioni: perché il blocco dell’adeguamento all’inflazione è una truffa di Stato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Ottobre 2013 - 07:45 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni: perché il blocco dell'adeguamento all'inflazione è una truffa di Stato

Pensioni: perché il blocco dell’adeguamento all’inflazione è una truffa di Stato

ROMA – Il blocco dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni è in pratica una truffa di Stato: lo sostiene con un lungo e articolato dossier Arcangelo D’Ambrosio, segretario generale della ConfeDirstat, federazione che riunisce associazioni e sindacati di dirigenti, funzionari e professionisti della Pubblica amministrazione.

A sentire giornali e politici l’idea che passa è che i pensionati sono una zavorra della società italiana, una platea sterminata di scrocconi a carico delle casse dello Stato, ovvero dei contribuenti.

Ma le pensioni che ora percepiscono sono frutto di un contratto con lo Stato, che per decine di anni ha ricevuto contributi dai lavoratori. Ma quando quei lavoratori diventano pensionati, vengono dipinti come avidi usurpatori. Mentre la pensione che riscuotono a fine mese è solo la restituzione di quello che hanno versato.

Spiega D’Ambrosio che anche l’adeguamento delle pensioni è stato pagato dai dipendenti pubblici, con una trattenuta in busta paga:

Blocco adeguamento delle pensioni:
Con legge 29 aprile 1976, n. 177 fu introdotto il sistema di perequazione automatico delle pensioni pubbliche, con cadenza, annuale.

A tal fine la ritenuta per il fondo pensioni, a carico dei dipendenti pubblici, fu elevata al 7% dello
stipendio e dell’indennità integrativa speciale, quest’ultima prima esclusa dalla ritenuta stessa.
Da tempo, la suddetta quota a carico dei pubblici dipendenti (e di quasi tutte le categorie di
pensionati) è di circa il 10%, a cui si aggiunge un ulteriore 20% a carico del datore di lavoro,

Stato o privato, che hanno condizionato tale loro “versamento” ad un minor esborso di risorse per
i rinnovi contrattuali, abolendo con legge gli “automatismi” di adeguamento retributivo (scatti
biennali, passaggi di “livello”, promozioni e via dicendo).

Quello che qui interessa segnalare è che il maggior carico contributivo di cui alla legge 177/1976
pur essendo stato accantonato e contabilizzato nel “monte” versamenti “pensionistici” è stato poi
distratto per finanziare attività diverse, che per essere fuori dalla previsione di legge, devono
essere considerate “illegittime” (cfr. interpellanza 2/01440 del 7/1/1982 primo firmatario On.le
Publio Fiori, Avvocato dello Stato).

Tale comportamento rappresenta, a nostro avviso, un grave illecito amministrativo e contabile, se
non addirittura penale, per essere state “distratte” risorse dalle finalità indicate dalla legge
(art. 36 – 177/76).
Di tutta questa inquietante vicenda, come riportato anche nella citata interpellanza, venivano
investite, sia da parte dell’On.le Publio Fiori, sia da parte di numerosi pensionati), le Procure della
Repubblica di varie città, nonché il Procuratore generale presso la Corte dei Conti al fine dell’accertamento delle relative responsabilità penali, contabili e amministrative.

Per nota: i fondi “aggiuntivi” raccolti dal 1976 al 1982 (data dell’interpellanza) ammontavano a
circa 2 miliardi di lire.
Dopo un periodo di tempo, in cui i Governi si decisero, anche se poco e male, a perequare
annualmente i trattamenti pensionistici, ora, da oltre 6 anni, questi ultimi sono stati nuovamente
bloccati”.