Pensioni, il blocco dimenticato: sopra i 1486 lordi pensionato crepa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Dicembre 2012 - 13:00| Aggiornato il 6 Novembre 2020 OLTRE 6 MESI FA
Elsa Fornero piange: è il 5 dicembre 2011, con Mario Monti sta presentando la sua riforma delle pensioni inserita nel decreto “Salva Italia”. Che prevede, tra l’altro, un blocco dell’adeguamento all’inflazioni per le pensioni sopra i 1441,59 euro lordi mensili (LaPresse)

ROMA – Ogni giorno che la Gazzetta Ufficiale manda in terra si parla di aumenti delle tariffe, delle imposte comunali, provinciali, regionali e nazionali, di rincari dei generi di prima e seconda necessità. Ma c’è una cosa che nel 2013 non aumenterà sicuro: le pensioni. Un mancato aumento che sarà invece la tassa più pesante per una buona fetta di italiani. Una tassa dimenticata. Una tassa occulta e permanente.

Con una norma inserita dal ministro del Welfare Elsa Fornero nel decreto “Salva-Italia” del dicembre 2011, dal 1° gennaio 2012 le pensioni con un assegno mensile superiore a 1441,59 euro lordi sono “bloccate”, ovvero non vengono “adeguate” all’inflazione. Per l’anno che sta per finire, si tratta di un mancato aumento del 2,7% (pari circa al 75% dell’inflazione). Sempre la stessa norma prevede che dal 1° gennaio 2013 la soglia oltre la quale le pensioni restano bloccate sia elevata a 1486,29 euro lordi mensili. L’aumento mancato nel 2013 sarà del 3%.

Non è una tassa, è peggio: è erosione della ricchezza. Ma può intendersi “ricchezza” una pensione mensile lorda di 1486,29 euro (che sono circa 1.200 euro netti)? È veramente questa una soglia oltre la quale si spalancano le porte della serenità economica?

Il Sole 24 Ore ha calcolato che nel biennio 2012-13 un pensionato che riceve un assegno mensile di 1.500 euro lordi si troverà con mille euro in meno all’anno. Mille euro in meno che non verranno recuperati in nessun modo, neanche al termine del biennio in corso.

Fino a quando si potrà sopportare questa erosione permanente delle pensioni, soprattutto tenendo conto che su redditi medio-bassi l’inflazione si fa sentire molto di più di quel 3% ufficiale annuo?

E se i poveri non ridono, anche i ricchi piangono, se sono ricchi pensionati. Se l’accoppiata Monti-Fornero aveva bloccato gli adeguamenti per le pensioni dai 1400 euro in su, la bastonata per le pensioni più alte era arrivata dal duo Berlusconi-Tremonti, che con il decreto legge 98, approvato nel luglio 2011, ha previsto un “contributo di perequazione“.

In pratica è un prelievo, un’altra tassa. A partire dal 1° agosto 2011 e fino al 31 dicembre 2014, i pensionati che all’anno ricevono un assegno lordo da 90.000 euro a 150.000 euro verseranno un “contributo di perequazione”, prelevato direttamente alla fonte, del 5%. Contributo che sarà del 10% per i pensionati che ricevono dai 150.000 ai 200.000 euro all’anno e del 15% per le pensioni oltre i 200.000 annui.

Sempre dall’agosto 2011 e fino al 31 dicembre 2014 le pensioni di alto importo sono ovviamente bloccate rispetto all’inflazione. Novantamila euro sono tanti, tantissimi ma perfino una pensione così in tre anni e mezzo di blocco (inflazione composta di più del 10%) e cinque per cento in meno di “contributo”, diventa di 70mila circa. Lordi, cioè 3.500 euro netti al mese. Un livello di reddito con il quale questi pensionati se la cavano certo, anche se diventa progressivamente difficile continuare a definire “d’oro” le loro pensioni. Quelli a 1500 e neanche lordi al mese, quelli a 25mila lordi all’anno progressivamente se la cavano molto meno. Il rigore li soffoca, affoga le loro pensioni. L’alternativa? A sinistra si chiede di sbloccare le pensioni fino a 3000 euro lordi mensili ma contemporaneamente di introdurre da questa soglia in poi una sorta di tassa patrimoniale su ogni reddito. Messa così, sarebbe un po’ uscire dalla padella per andare nella brace. E a destra che dicono sulle pensioni? Nulla, tranne che erano ricche e grasse quando c’era Berlusconi. Sperando che nessuno ricordi che c’era appena un anno fa.