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Pensioni, a casa a 62 anni. A che prezzo? Renzi tentato da ricalcolo contributivo

di Warsamé Dini Casali |3 Giugno 2015 9:22

Pensioni, a casa a 62 anni. A che prezzo? Renzi tentato da ricalcolo contributivo

ROMA – Nessun passo indietro sulla riforma Fornero, ma un ‘tagliando’ che introduca un po’ di flessibilità in uscita. Che il tema sia ormai sul tavolo lo confermano sia il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sia il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, assicurando che l’obiettivo è anche quello di dare maggiori possibilità di ingresso ai giovani. Il governo sta studiando le possibili soluzioni, dicono entrambi, ospiti del Festival Economia di Trento. E uno dei nodi, anche per garantire la sostenibilità dell’intervento, resta quello di un ricalcolo degli assegni con il sistema contributivo.

Obiettivo questo che non piace per esempio a Cesare Damiano del Pd che, d’accordo su una penalizzazione ferma al massimo all’8% (2% l’anno per 4 anni), si oppone al ricalcolo che si tradurrebbe in un vero e proprio taglio del 20/30% sulle pensioni. Senza contare lo scotto in termini di fiducia di uno Stato che non mantiene gli impegni, che deroga dalle sue stesse leggi e rimangiandosi la parola cede anche un pezzo della sua credibilità, per esempio sui titoli pubblici.

Come è noto l’Inps da qualche tempo sta portando avanti una operazione ‘trasparenza’ sulle pensioni in essere, mettendo in luce il divario tra i contributi effettivamente versati e l’assegno percepito da diverse categorie. Entro giugno il presidente dell’Inps Tito Boeri formulerà una proposta organica proprio per consentire la flessibilità in uscita finanziata dallo stesso sistema previdenziale. Andrea Bassi sul Messaggero ricorda l’esito di questi primi ricalcoli.

Un sottufficiale che prende 3.030 euro lordi di pensione al mese (circa 2.100 netti), se avesse un assegno calcolato solo in base ai contributi che ha versato, si dovrebbe accontentare di 1.520 euro lordi (1.200 netti circa), vale a dire quasi mille euro al mese in meno. Un funzionario dell’Enel in pensione che prende 3.100 euro lordi (2.175 netti), dovrebbe scendere a 2.200 euro lordi (1.600 netti), quasi 800 euro in meno. Un ferroviere che si è ritirato con una pensione di 3.240 euro lordi (2.250 netti) dovrebbe passare a 2.657 lordi (1.900 netti), 350 euro in meno al mese. (Andrea Bassi, Il Messaggero).

I diritti acquisiti, dice però Padoan, “restano tali”, anche se lui stesso concorda sul fatto che “i veri diritti acquisiti sono quelli basati sul contributivo”. Di un intervento in questo senso, peraltro, aveva parlato già all’indomani della sentenza della Consulta sul blocco dell’indicizzazione anche il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. Ma un altolà già era arrivato, anche ieri, dalla minoranza Dem, con Cesare Damiano che ha invitato a non usare la “minaccia” del ricalcolo e a non toccare i diritti acquisiti. Una via difficile da percorrere, insomma, anche se potrebbe garantire risorse per ‘coprire’ i costi iniziali dell’introduzione della flessibilità.

Si cercherà, spiega Padoan, di dare la possibilità “di uscire con minimo anticipo dal mondo del lavoro, non eccessivo, in cambio di una prestazione pensionistica adeguata”. Per tenere insieme rispetto dei diritti acquisiti (evitando nuovi ricorsi) e tenuta della finanza pubblica, resta in pole position l’ipotesi, avanzata in casa Dem con una proposta di legge (quella di Damiano) che riprenderà il suo iter in settimana, di consentire una uscita anticipata a partire dai 62 anni, con penalizzazioni crescenti quanto più si abbassa l’età del ritiro. Penalità che potrebbero essere fissate a un tetto massimo di una mensilità all’anno, in modo da non rendere troppo onerosa la scelta che altrimenti rischierebbe di non essere accolta dai potenziali pensionandi. Come andrà a finire?

Dunque Boeri potrebbe essere usato dal governo come una sorta di pesce pilota. Lanciare a giugno una proposta dell’Inps, tecnica non politica, e vedere l’effetto che fa. Se va male si potrà dire che è solo un’idea di Boeri. Altrimenti a ottobre con la stabilità il governo avrebbe pronto un asso nella manica. (Andrea Bassi, Il Messaggero).

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