Pensioni secondo Monti: contributivo per tutti, anzianità al capolinea

ROMA – Sulle pensioni il governo Monti si concentrerà su due opzioni: il sistema contributivo per tutti e una stretta sulle pensioni di anzianità. Al Ministero dell’Economia sono già pronte diverse soluzioni che Monti si incaricherà di modulare di nuovo, anche con il concorso delle parti sociali. Basta quindi con il sistema retributivo, sì invece al sistema contributivo “pro – rata”, meglio noto come contributivo “misto”. Il sistema misto è sostanzialmente la sintesi degli altri due: l’erogazione della pensione avviene con il sistema retributivo per i contributi versati entro il 31 dicembre 1995 e con il sistema contributivo per il resto dei contributi.

Il sistema retributivo veniva calcolato in base ai contributi versati dal lavoratore e sulla media dei redditi percepiti negli ultimi anni di lavoro: in pratica la pensione si avvicinava il più possibile agli ultimi stipendi presi. Con il sistema contributivo (entrato in vigore con la riforma Dini nel 1995) il calcolo viene effettuato solo sulla base dei contributi versati.

Rispetto alla graduale, ma non troppo, abolizione delle pensioni di anzianità, l’obiettivo dichiarato è giungere a quota 100 già nel 2015. In concreto si tratterebbe di anticipare al 2012 quota 97, dove 97 indica la somma tra l’età del lavoratore che va in pensione e gli anni di contributi versati (ad esempio 65 anni + 32 di contributi, oppure 60 + 37 e così via). Portando al 2012 quota 97, si arriverebbe a quota 100 nel 2015. Un altro modello allo studio per arrivare a quota 100 è superare il vincolo delle quote (età anagrafica + anni di contributi) adottando un vincolo restrittivo: almeno 60 anni di età anche per i pensionati di anzianità ancorati al solo canale contributivo di 40 anni.

Terza opzione, è quella più morbida e scaglionata nel tempo già scartata al Tesoro ma che raccoglie le proposte in materia del Pd: un mix di penalizzazioni e incentivi a seconda della volontà di uscire dal lavoro prima dei 65 anni o quella di rimanere oltre i 66 anni. Con pensionamenti consentiti tra un minimo di 62 anni e un massimo di 67 (o 70). Quindi, lasciando una percentuale di arbitrio al lavoratore che deciderà su base volontaria.

 

 

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