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Pensioni d’oro Parlamento: dipendenti in fuga per blindarle dal tetto stipendi

di Warsamé Dini Casali |17 Luglio 2014 12:31

Pensioni d’oro Parlamento: dipendenti in fuga per blindarle dal tetto stipendi

ROMA – Pensioni d’oro Parlamento: dipendenti in fuga per blindarle dal tetto stipendi. Parlamento e organi costituzionali, in nome dell’autogoverno (autodichia) garantito per legge, procederanno da soli al taglio degli stipendi secondo le indicazioni della spending review che impone un tetto di 240mila euro agli stipendi di tutta la Pubblica Amministrazione.

Con il risultato che tagliare gli stipendi di mille dipendenti di Camera e Senato (su 2315, con 25 sigle sindacali rappresentate)) è impresa impossibile quando non controproducente. I dipendenti anziani sono passati alla controffensiva: è scattata infatti la fuga verso la pensione per blindare le maxi-pensioni prima che la scure assottigli l’ultimo stipendio, cosa possibile anche se il sistema di calcolo previdenziale è solo parzialmente contributivo.

Insomma per questa fascia di dipendenti parlamentari che – grosso modo – hanno più di 60 anni e molti anni di servizio – ogni taglio allo stipendio equivarrebbe ad una riduzione della pensione. Il danno di oggi, insomma, si moltiplicherebbe vita natural durante. Che danno?

Beh non bisogna essere laureati in matematica per capirlo: in alcuni casi si tratterebbe di 7/800 euro annui. Poca roba. Ma nel caso di alcune “figure apicali” il piano dei tagli equivale a 30/50 mila euro in meno. E 50 mila euro in meno all’anno di pensione per vent’anni fanno la bellezza di un milione di euro in meno. Lordi, eh, sia chiaro. (Diodato Pirone, Il Messaggero)

Se i presidenti delle Camere tagliano lo stipendio, si ritrovano a sforare dal lato previdenziale: le pensioni dei dipendenti della Camera (senza quelle dei politici) assorbono il 25% di tutti i soldi di Montecitorio. Il Senato è a quota 21%. Questa voce vale 236 milioni per la Camera e 115 milioni per il Senato.

Se si ragionasse nei termini di una corretta gestione di un’impresa privata in crisi, si dovrebbe procedere a uno sfoltimento del personale (gli aspiranti pensionandi) redistribuendo incarichi e mansioni a parità di budget. La classe politica di uno Stato come quello italiano, praticamente in bancarotta se si considerano i 2166 miliardi di debiti accumulati, siamo sicuri che non userà anche quel piccolo spazio libero come suo terreno di caccia?

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