A fermare la corsa scriteriata e folle e ingiusta e in alcuni casi anche socialmente oscena e grottesca all’andare in pensione prima, prima, prima…ci sta pensando il governo Meloni. Ma Salvini non ci sta e, guarda un po’, neanche la Cgil e la Uil. E neanche M5S e Fratoianni. Andare, mandare in pensione anticipando, sempre anticipando sull’età è per la sinistra politica e sindacale se non proprio un sol dell’avvenire almeno un termosifone collettivo che tiene al caldo. Più o meno la stessa idea di Salvini e della Lega che da tempo propongono all’elettorato: tu mi voti oggi e domani, i ti mando in pensione dopodomani, un dopodomani che somiglia più che può al subito.
Più che può..? Se si va in pensione intorno ai 60 anni di età e si muore intorno agli 85 anni di età, semplicemente non si può, nessun sistema è in grado di pagare mediamente per un quarto di secolo pensioni a (ad oggi) circa 20 milioni di persone, numero che va a crescere non fosse altro che per demografia. Fermare la corsa scriteriata ad andare in pensione prima è cosa giusta oltre che necessaria. Ci sta pensando in legge di Bilancio il governo Meloni ma l’alleato di governo Salvini non ci sta, l’alleato di governo Forza Italia non ci sta e la Cgil con la Uil proclama sciopero generale e Giuseppe Conte e Elly Schlein, M5S e Pd imputano alle intenzioni del governo il sommo peccato di “voler far cassa sulle pensioni”.
A dare ad Agenzia delle Entrate le chiavi per prendere dai soldi in banca le tasse non pagare dagli evasori era sembrato ci pensasse in qualche misura la stessa Legge di Bilancio, quella del governo Meloni. E’ stata la stessa Giorgia Meloni a dire che per carità, non se ne parla nemmeno. Perché? Perché “non si mettono le mani dello Stato sui conti correnti degli italiani”. Sacro principio che nella religione civile delle nostra comunità convive col “si mettono le mani degli italiani sui soldi dello Stato”.
Impedire, non consentire allo Stato di recuperare i debiti fiscali non pagati ha, in Italia, una sola peraltro per così dire peggiorativa giustificazione: l’impossibilità di fidarsi della operatività della Pubblica Amministrazione. Impossibilità che c’è, eccome se c’è. Ma è anche alibi rispetto alla sostanziale negazione del principio per cui se evadi le tasse e hai soldi in banca o altrove per pagarle lì li si vanno a prendere i soldi. Diciamo che verso l’evasione fiscale c’è un sensibilissimo e accurato “garantismo” e un rigoroso, quanto peloso, rispetto della “privacy” dei soldi. Ma la Meloni in persona depenna, cancella anche solo l’intenzione di prendere i soldi degli evasori là dove si possono trovare.
Fermare la corsa alla pensione e favorire un taglio non verbale ai circa 100 miliardi annui di evasione fiscale, entrambe le cose la sinistra dovrebbe trovarle cose buone e giuste (e avrebbe dovuto farle, almeno tentare, durante l’azione dei governi di cui ha fatto parte). Invece la sinistra (e i suoi giornali) accusano il governo Meloni niente meno che di macelleria sociale se accenna a fermare la corsa alla pensione e se solo si affaccia l’ipotesi di un prelievo sulle disponibilità di chi non paga le tasse dovute la sinistra espone il governo al pubblico ludibrio.
La sinistra (?) della triade Conte-Schlein-Landini dice quel che dice Salvini: non si toccano le spese pubbliche, quali che siano vanno incrementate, tutti in pensione scivolando e svicolando tra età e contributi e più soldi per Sanità, Scuola, Territori, Comuni, weelfare…Sempre e comunque. A voler ben guardare la realtà offre una sorta di choc culturale: quello di una campagna politica e di opinione a favore del peggio. Una campagna insieme nazionale e democratica, cui partecipano Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Pd, M5S e Sinistra Italiana. Guardare davvero, ma chi vuol davvero guardare?
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