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Pensioni e TFR bloccati se non sei in regola con qualche pagamento: novità durissima

Coloro che hanno mancato un pagamento possono subire il blocco dell’accredito sul conto corrente sia per le pensioni che per il TFR.

Quando un creditore non riceve le somme dovute nei modi e nei termini concordati ha il diritto di avviare un’esecuzione forzata per recuperare ciò gli spetta. La legge gli permette di sfruttare le fattispecie del blocco e del pignoramento degli stipendi, delle pensioni o del FFR del debitore. Tali azioni possono avvenire tramite la banca o le poste dove viene accreditata la pensione, oppure direttamente presso l’INPS o l’ente previdenziale di riferimento.

Per legge, anche l’Agenzia delle Entrate può inserirsi impegnandosi nell’esecuzione forzata e col pignoramento presso terzi proprio per soddisfare le esposizioni debitorie iscritte a ruolo a carico del contribuente. Debiti non pagati, ovviamente a seguito di opportuna notifica tramite cartelle esattoriali e altre intimazioni di pagamento.

Va detto che la pensione non può essere pignorata per intero: la normativa attuale prevede infatti dei specifici di pignorabilità rispetto a tutti i crediti esattoriali. Limiti che variano in base agli importi della pensione e di altre indennità. La parte della pensione che può essere pignorata è quella che eccede il cosiddetto “minimo vitale”, ovvero la somma stabilita per legge per garantire la sussistenza del pensionato. E non è tutto: la quota pignorabile non può mai superare un quinto (cioè il 20%) della parte eccedente il minimo vitale.

Limiti di pignorabilità per stipendi, pensioni e TFR dopo il mancato pagamento del debito

Alcune pensioni, come quelle di invalidità e le indennità di accompagnamento, sono invece intoccabili: non possono mai subire pignoramenti. Tutti gli altri trattamenti previdenziali sono però a rischio anche in presenza di debiti fiscali. In questo caso, l’Agenzia delle Entrate può richiedere il pignoramento della pensione, sempre entro i limiti stabiliti dalla legge.

Tali limiti sono essenziali per proteggere i pensionati e garantire loro la disponibilità di una somma sufficiente per vivere dignitosamente. Quindi, il creditore può effettivamente muoversi per recuperare le somme dovute da un debitore. E può farlo anche agendo direttamente sulle pensioni e sul TFR, chiedendo che l’INPS li blocchi. Anche se solo entro certi limiti.

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Limiti di pignorabilità per stipendi, pensioni e TFR dopo il mancato pagamento del debito Blitzquotdiano.it

Il limite di impignorabilità per le pensioni è stato di recente innalzato a 1.000 euro. Il legislatore aveva infatti già introdotto una specifica tutela in favore dei pensionati che subiscono il pignoramento della propria pensione. Poi, la legge n. 142 del 21 settembre 2022 (di conversione del decreto Aiuti-bis) ha modificato il limite di impignorabilità. La norma stabilisce che i trattamenti previdenziali non vadano pignorati per un ammontare corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale (con un minimo di 1.000 euro, appunto).

La parte eccedente il minimo vitale può essere però pignorata nella misura di un quinto (20%). Anche per il trattamento di fine rapporto la quota pignorabile è pari a un quinto. Ma ci sono delle importanti eccezioni. Nel caso del TFR non si applicano le norme di maggior favore previste per i pignoramenti dell’AdE.

Il punto è che anche l’INPS, ovvero chi di norma versa le pensioni e il TFR, potrebbe assumere il ruolo di creditore. A quel punto, l’istituto ha due possibilità. La prima: iscrivere a ruolo le somme e incaricare l’agente della riscossione di recuperare il non avuto (per esempio i contributi previdenziali non versati). La seconda: agire direttamente, intimando al lavoratore o al pensionato la restituzione del maltolto, pena il blocco del conto corrente.

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