Pensioni, Ici, tasse sul reddito… Ecco dove arriva la mano del governo

ROMA – Lo stesso premier Mario Monti ha preannunciato un provvedimento “severo e pesante”. Si tratta di 25 miliardi complessivi – 460 euro a testa, poco più di mille a famiglia, anche se è chiaro che una media del genere dice poco – Il premier però ha anche spiegato che nella manovra natalizia il rigore sarà accompagnato da misure che dovrebbero limitarne l’impatto sulle famiglie numerose e aiutare le imprese a superare alcune tra le molte debolezze strutturali del sistema Italia.

Ma quali sono alla fine le novità nella manovra? Quali le possibili stangate? Ecco le principali:

Pensioni – Per l’anzianità serviranno almeno 42 anni di contributi

Stretta sulle pensioni di anzianità, con innalzamento degli anni di contribuzione da 40 a 42 anni, niente rivalutazione dell’assegno al carovita se non per le pensioni al minimo, estensione a tutti i lavoratori del meno vantaggioso calcolo della pensione con il sistema contributivo pro-rata, aumento dell’età pensionabile delle donne del settore privato e contributi più salati per i lavoratori autonomi. Ce n’è un po’ per tutti nel capitolo pensioni della manovra. il blocco delle rivalutazioni all’inflazione non varrebbe solo per le pensioni “al minimo”. Solo parziale l’adeguamento per quelle doppie del minimo (circa 800 euro al mese). La Cgia di Mestre ha fatto già i conti: con un assegno di 1.600 euro netti mensili si perdono 480 euro l’anno.

Cambia anche il metodo di calcolo della pensione per i lavoratori più anziani, che riceveranno un assegno proporzionale ai soli contributi versati, mentre oggi fino al 1996 il calcolo è per molti più vantaggioso perché basato sulla retribuzione. Sarà più difficile ottenere la pensione di anzianità, alla quale oggi tre quarti dei pensionati accede con il requisito dei 40 anni di contributi, che sarà invece elevato a 42 anni (se non a 43) indipendentemente dall’età anagrafica. In compenso viene cancellata la «finestra mobile», che di fatto ritarda il pensionamento di un anno dalla maturazione dei requisiti. Le lavoratrici del privato dovrebbero arrivare a 65 anni già nel 2016 o al massimo nel 2018 partendo da subito. Una velocizzazione rispetto al vecchio piano che prevedeva di elevare l’età a 65 anni solo nel 2026 a partire dal 2014. Per gli autonomi, infine, in arrivo l’aumento del contributo dal 20 al 21-22%.

Pagamenti – Niente contanti per le spese che superano i mille euro

Sul fronte delle entrate, la manovra prevede nuove misure di lotta all’evasione fiscale, con l’abbassamento della soglia di tracciabilità del denaro contante con ogni probabilità attorno a mille euro. I tecnici del governo sembrano aver accantonato invece l’ipotesi di una soglia minima di 100 euro che nei fatti abolirebbe il contante. Perde peso anche l’obiettivo di abbassare la soglia sotto i 500 euro, che di fatto toglierebbe dalla circolazione le banconote da 500 euro. L’abbassamento a mille euro della soglia per la tracciabilità potrebbe anche essere accompagnato dall’abolizione delle commissioni bancarie per i pagamenti con carta elettronica (Bancomat e carta di credito) e da un aumento delle commissioni invece sui prelievi di denaro contante. In precedenza la misura drastica di abbassare la soglia a quota 100 euro era stata adottata dal governo Prodi ma, prima di entrare in vigore, dal momento che era previsto negli anni un abbassamento progressivo, era stata abolita dal governo Berlusconi. L’obiettivo del governo di Mario Monti di favorire il maggiore ricorso alla moneta elettronica è condiviso anche dai commercianti. Il presidente dell’associazione Confcommercio, Carlo Sangalli, chiede però che contestualmente all’abbassamento della soglia di tracciabilità del denaro contante, «vengano abbattute le commissioni che gravano sugli esercenti».

Beni di lusso – Nuove tasse per barche case di lusso e supercar

La manovra si arricchisce anche di una nuova misura per l’equità: una super-tassa sulle barche e beni di lusso. La nuova tassa allo studio si accompagnerà alla patrimoniale o super-ici sulle seconde e terze case (la scelta tra le due ipotesi non è ancora stata fatta). L’ipotesi sul tavolo del governo è quello di di una mini-patrimoniale: si tratta di un prelievo sui beni di lusso come ad esempio le automobili e gli yacht. Si ragiona ancora sulla soglia perché questa sarà definita in base alle decisioni che verranno prese su un eventuale patrimoniale e sull’imposta sugli immobili. In dettaglio allo studio ci sarebbe una tassa sui posti barca. O, più correttamente, una tassa per i «diritti di stazionamento» delle imbarcazioni. Se fosse davvero una tassa di stazionamento, si tratterebbe di un ritorno: l’imposta sul posto barca c’è sempre stata fino alla sua abolizione nel 2003, cancellata dal Codice Nautico dell’allora ministro dei Trasporti Pietro Lunardi. L’imposta era per esempio di 400 euro per una barca da 20 metri. Secondo i dati del 2010 del Rapporto sul Turismo Nautico, sono 153.161 i posti barca lungo gli oltre 7.500 chilometri della costa italiana. La regione con il maggior numero è la Liguria, ben 21.850, seguita dalla Sardegna (19.415) e dalla Toscana (17.187). Mentre per le auto di lusso (Suv e macchine sportive) potrebbe arrivare un nuovo superbollo rinforzato rispetto a quello già introdotto a luglio.

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