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Pensioni, per le minime resta l’aggancio all’inflazione

di Maria Elena Perrero |3 Dicembre 2011 15:53

ROMA – Niente stop all’aggancio dell’inflazione per le pensioni minime, cioè quelle fino a mille euro. Nella manovra del governo Monti che verrà varata lunedì 5 dicembre gli assegni superiori a due volte il minimo (900-1000 euro al mese) saranno esentate dal blocco della perequazione, mentre non dovrebbero esserlo quelli tre volte superiori (1400 euro circa).

Il punto fermo del pacchetto-Fornero, ancora da definire, è l’adozione immediata del contributivo pro rata per tutti.

Per quanto riguarda invece il superamento dei pensionamenti di anzianità le ipotesi restano due: meccanismo flessibile di uscita o quota 100 (nella somma tra età anagrafica e contributiva) entro il 2015.

Anche i pensionamenti anticipati con il solo metodo contributivo dovrebbero veder salire gli anni mini dagli attuali 40+1 a 41+1, cioè 42 di contribuzione.

Con il nuovo sistema flessibile verrà abbandonato l’attuale sistema di uscite con l’addio, dopo un anno, del meccanismo della finestra mobile, o finestra unica, ideato dal governo Berlusconi.

Per andare in pensione, quindi, sarà necessario aver raggiunto la soglia di vecchiaia, che salirebbe da 65 a 66 o 67 anni per gli uomini e arriverebbe alla stessa età nel 2016 o al massimo nel 2018, attraverso un innalzamento molto rapido che inizierebbe il 1° gennaio del 2012, con un aumento secco da 60 a 63 anni.

Sarà possibile andare in pensione tra i 66 e i 70 anni, e comunque mai prima dei 63 anni, e tra i 63 e i 66 anni con i disincentivi.

Gli unici che dovrebbero non vedere cambiamenti nei propri percorsi di uscita sono i lavoratori impiegati in attività usuranti (addetti con turni di notte, impiegati alla catena di montaggio, minatori, autisti di mezzi di trasporto pubblico e altri). Per loro resterebbe la possibilità di uscire facendo leva sull’attuale meccanismo della quota, che passerà però da 94 a 97.

Per i lavoratori autonomi (commercianti e artigiani) aumenteranno le aliquote contributive, probabilmente di uno o due punti, ma il percorso sarebbe graduale con ritocchi dello 0,2 o 0,4 per cento ogni sei o dodici mesi.

Possibile anche un intervento sui fondi speciali Inps, che finora hanno goduto di trattamenti privilegiati.

 

 

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