L’INPS prevede occasioni per ottenere un assegno più alto e un’uscita più veloce dal lavoro con il contributivo puro: suona strano ma è così.
Sì, in generale, la svolta contributiva del sistema previdenziale italiano ha portata a pensioni più basse e a un’età d’uscita più alta rispetto al previsto. E non stupisce quindi che il sistema contributivo sia da tutti percepito come meno vantaggioso rispetto al sistema misto. Succede perché le nuove pensioni non tengono conto delle ultime retribuzioni, ma solamente dei contributi versati durante tutta la carriera lavorativa.
Ma è non è detto che il contributivo sia sempre e solo penalizzante. Anche l’INPS fa presente che esistono situazioni in cui è possibile ottenere un assegno pensionistico più alto con un’uscita più veloce proprio grazie al nuovo calcolo contributivo puro. Da un punto di vista pratica, l’Italia non aveva comunque scelta. Continuare con il sistema misto sarebbe stato insostenibile per le casse dello Stato. Il problema, semplificando al massimo la situazione, è che nel nostro Paese si spende di più per le pensioni rispetto a quanti soldi entrano attraverso i contributi versati dai lavoratori.
Il sistema contributivo era quindi una scelta obbligata per portare maggiore equità e sostenibilità, ma anche per risolvere l’annoso problema della trasparenza delle pensioni ed evitare che alcuni lavoratori ottenessero assegni altissimi subito dopo i sessant’anni e altri fossero costretti ad accontentarsi del minimo arrivando oltre i sessantasette.
Bisogna poi aggiungere che, almeno in teoria, il sistema contributivo può adattarsi meglio alle carriere lavorative non lineari, come quelle oggi più diffuse nel Paese. Condizioni note, quindi, come precarietà, lavoro autonomo e interruzioni lavorative. Nello specifico, però, ci sono benefici anche per coloro che hanno avuto una carriera lavorativa stabile e con contributi costanti.
Andare in pensione prima e con una pensione più alta con il contributivo non è impossibile. Chi, per esempio, negli ultimi anni ha dovuto affrontare un calo nella retribuzione o è diventato autonomo potrebbe trovare nel sistema contributivo una formula vantaggiosa. Succede perché con il contributivo puro le ultime retribuzioni incidono meno sul calcolo della pensione.
Ciò non significa tuttavia che gli stipendi passati non abbiano più peso. Questo è un falso mito. La retribuzione resta infatti un elemento chiave tanto nel vecchio sistema retributivo che in quello misto e nel contributivo puro. Ed è logico che sia così, dato che dalla retribuzione dipendono i contributi versati e, di conseguenza, l’importo della pensione.
La scelta tra il sistema contributivo e il sistema misto dipende da vari fattori personali e dalla storia contributiva di ciascuno. Prendiamo Opzione Donna: una scelta che molte lavoratrici fanno nonostante il calcolo interamente contributivo, proprio perché permette a chi ha accumulato una minor parte dei contributi nel periodo retributivo di avere un’uscita più veloce (anche se bisogna rinunciare a un assegno più alto dato che con questo canale di uscita l’importo è quasi sempre potenzialmente ridotto).
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