ROMA – A questo punto, quale cifra un pensionato può sperare di vedersi restituita dipende dalle scelte del Ministero dell’Economia. Non tutta e non per tutti, sicuramente: secondo le ipotesi più accreditate, l’Inps potrebbe rimborsare circa la metà della somma totale delle indicizzazioni mancate. Chi di pensione prende fino a tre volte il minimo, intorno ai 1500 euro mensili lordi, sta tranquillo perché il suo assegno era stato rivalutato correttamente e ora non fa parte della partita.
Tra 1500 e 2mila lordi, grosso modo tra tre e 4 volte il trattamento minimo, la restituzione dovrebbe essere quasi piena, il Corriere della Sera indica un 95% di restituzione (la Uil calcola che a 1500 euro lordi la cifra piena di rimborso vale 2540 euro).
Tra 2mila e 2500 lordi la restituzione è attesa per tre quarti. Fra 2500 e 3mila la metà. Oltre, sopra i 3mila lordi (forse incrementabile a 3500) il pensionato non si aspetti nulla, lì sarà fissato il tetto oltre il quale non ci saranno rimborsi.
La rivalutazione, poi, sarà applicata all’importo intero dell’assegno, e non solo alla parte eccedente i 1500 euro. In ogni caso il Governo deve sbrigarsi: la Corte Costituzionale ha fatto sapere che senza interventi legislativi, la sentenza è auto-applicativa, cioè vale da subito e un pensionato può già oggi scrivere all’Inps per farsi restituire il dovuto senza dover fare ricorsi amministrativi.