Tagli a pensioni, aumento dell’Iva: intanto i fornitori creditori dello Stato si rassegnino

ROMA – L’economia dello stato deve essere risanata e 17 miliardi non sono esattamente pochi “spiccioli” da racimolare. Sono necessarie delle misure per risparmiare e la prima fonte da cui attingere e dove limitare gli sprechi che è stata scelta riguarda la previdenza. Nello specifico i risparmi saranno così distribuiti nelle varie misure proposte dal governo:

REVERSIBILITA’ – Oggi le pensioni di reversibilità  sono 5 milioni per un costo totale di 38 miliardi di euro l’anno. L’idea è quella di rimodulare l’importo di tali pensioni in base al numero di anni di convivenza, alla posizione lavorativa e all’età. Con le nuove condizioni, che interesseranno anche le pensioni di invalidità, si stima un risparmio di 4-5 miliardi.

TRATTAMENTI DI ANZIANITA’ – Azzerare è la parola d’ordine: uomini e donne andranno in pensione all’età stabilita e non per anzianità. Solo quest’anno sono andati in pensione per anzianità 84 mila uomini di età media intorno ai 58 anni e 26 mila donne di età media di 57 anni, mentre la pensione di vecchiaia è scattata per 32 mila uomini di circa 65 anni e 69 mila donne di 60 anni.Il risparmio annuo stimato è cospicuo e si aggira tra i 2,5 e 3 miliardi di euro.

PENSIONAMENTO DONNE – L’età pensionabile delle donne sarà di 65 anni come per gli uomini, con un risparmio via via crescente che sarà di 3,5 miliardi per il 2010 fino a raggiungere i 4,7 miliardi di euro nel 2018.

NUOVE GENERAZIONI E REINVESTIMENTI – Meno pensionamenti, si tratta di circa 700 – 800 mila posti in meno l’anno, implicano meno posti di lavoro per i giovani, che già a fatica riescono ad immettersi in un mercato da anni saturo. Il governo però ovrà tenere conto dei giovani neo assunti e garantire anche per loro un futuro, con reinvestimenti di una parte dei risparmi descritti nella fiscalizzazione pluriennale degli oneri sociali dei neo assunti. Necessario sarà anche concedere ai giovani lavoratori l’opportunità di destinare parte dei loro redditi a una maggiore contribuzione previdenziale da scegliere, nella libertà più totale e con pari trattamento fiscale, tra fondi privati e Inps, consapevoli che nel secondo caso a beneficiarne sarebbero i conti pubblici.

Non solo la previdenza sarà oggetto dei tagli, molte sono le misure da prendere per un risanamento così importante, ma che comporteranno un risvolto della medaglia non confortante:

AUMENTO DELL’IVA – Le aliquote iva aumenteranno di 1 punto percentuale con un introito stimato di circa 10 miliardi per le casse statali, ma con un aumento proporzionale dell’inflazione. L’aliquota Iva “ridotta” passerebbe così dal 10 all’11 per cento, ed anche quella “ordinaria” aumenterà dal 20 al 21 per cento. Invariata resterà l’aliquota minima del 4 per cento che grava sui generi di prima necessità quali alimentari, stampa e prima casa.

FABBISOGNO PUBBLICO CONGELATO – Il fabbisogno pubblico è la differenza tra le entrate e le uscite al netto della spesa per interessi, ed ovviamente quella italiana è negativa, dato il bilancio in “rosso”. L’idea del governo per risanare il bilancio entro il 2013 è quella di congelare tale fabbisogno, che al momento riguarda un debito di 39 miliardi destinato a raggiungere i 65 miliardi il prossimo anno. Molte sono le spese che andranno tagliate per realizzare l’ardua impresa, ma molte sono anche le voci impossibili da spuntare sulla lista delle uscite di cassa previste, circa 7-8 miliardi che saranno spostati al bilancio del 2012, che tradotto in semplici parole significa che a farne le spese saranno i fornitori, il cui pagamento slitterà al prossimo anno.

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