ROMA – Pensioni d’oro, nel mirino gli assegni retributivi. Prestito Inps agli esodati. Sul fronte delle pensioni, entro gennaio il Governo presenterà ai sindacati un progetto di “manutenzione” della relativa riforma. Di nuovo nel mirino del ministro del Lavoro Enrico Giovannini le pensioni d’oro e d’argento: alludiamo agli assegni medio alti, in particolare a quelli con connotazione retributiva (cioè quelle calcolate sull’ultimo stipendio e non sugli effettivi contributi versati). Nel mirino finiscono anche le reversibilità, sempre in rapporto al passaggio al sistema contributivo. Ed eventualmente verrà ancora rivisto il meccanismo di cumulo tra diversi trattamenti previdenziali.
Per fine febbraio sono attese le prime indicazioni anche per evitare ricadute negative a livello costituzionale e per scongiurare collisioni con le misure in cantiere per introdurre elementi di flessibilità sia per chi vuole lasciare in anticipo il lavoro rispetto ai requisiti necessari, sia per le imprese che intendono ringiovanire il proprio personale. A questo proposito, tra le ipotesi rientrerebbe quella del cosiddetto “prestito pensionistico”, uno schema che il ministro aveva ventilato già la scorsa estate: si tratterebbe per chi vuole lasciare il lavoro anticipatamente, ad esempio un paio di anni prima del pensionamento effettivo, di ricevere un assegno (potrebbe essere l’80% dello stipendio) pagato dall’Inps eventualmente con il contributo della stessa azienda, che poi dovrà ripagare negli anni successivi. In aggiunta e in alternativa alle varie misure di salvaguardia varate nei confronti dei cosiddetti esodati.
Ossia, una volta in pensione, dall’assegno previdenziale verrebbe trattenuta una certa percentuale (potrebbe essere tra il 10 e il 15%). Della “manutenzione” si occuperà la task force del commissario alla spending review Carlo Cottarelli, che valuterà nuovi ritocchi su assegni retributivi medio alti, reversibilità e cumulo, oltre che sul prestito pensionistico” per agevolare le uscite anticipate senza stravolgere il complesso della riforma Fornero.
Prestito pensionistico sulle uscite dal lavoro anticipate. L’intervento previsto si concentrerebbe sul riconoscimento con anticipo di 2 o 3 anni della pensione maturata nei confronti di soggetti rimasti senza impiego e senza ammortizzatore sociale, con almeno 62 anni di età e 35 anni di contributi. Una specie di “sussidio di ultima istanza” lo definisce il Sole 24 Ore che dovrebbe coinvolgere 10-15 mila lavoratori nel 2014. Il meccanismo, appunto, si fonderebbe su un prestito dell’Inps risarcibile attraverso micro-prelievi sull’assegno una volta che siano scattati i requisiti ordinari di accesso alla pensione. Il problema resta, come al solito, trovare le coperture necessarie al finanziamento dell’operazione.