Pensioni. Quanto vale “toppa” rivalutazioni si gioca a morra: da 19 a 3,6 mld

Pensioni. Quanto vale "toppa" rivalutazioni si gioca a morra: da 19 a 1,2 mld
Pensioni. Quanto vale “toppa” rivalutazioni si gioca a morra: da 19 a 1,2 mld

ROMA – Ma quanto vale in euro la cosiddetta “toppa” per restituire ai pensionati quello che la Corte Costituzionale ha ordinato di restituire? Ragioneria dello Stato, Inps, Mef, politici, sindacati, sedicenti esperti, nuclei di valutazione, sono impegnati tutti in una specie di morra in cui ognuno spara il numero che ha in testa, a supporto della tesi che più gli conviene. 19 miliardi, 17, tra 9 e 12, 11, 1,2 miliardi l’anno…

Per cui a quota 19 miliardi, il buco diventa macigno per i conti pubblici che, se davvero i pensionati fossero tutti accontentati, andrebbero a picco. E i mercati si spaventano. Oppure, a quota 1,2 mld x tre anni, ci si domanda a che pro il terrorismo contabile al contrario. Urge una centrale statistica unica che metta fine a speculazioni politiche fondate su statistiche di comodo o senza fondamento sulle quali, pure, sembra si siano confrontati i giudici costituzionali. Ecco qualche esempio.

L’altro ieri sulle scrivanie di Via XX Settembre sono arrivati i calcoli definitivi della Ragioneria generale sul costo della sentenza che ha bocciato lo stop all’indicizzazione delle pensioni superiori ai 1.490 euro dal 2012: 19 miliardi lordi. Una botta che farebbe crollare l’impianto di finanza pubblica in un solo colpo visto che la posta non può essere spalmata sugli anni scorsi, almeno per i rimborsi dal 2012 come inizialmente sperava il governo, ma impatterebbe tutta sui conti 2015. Con 19 miliardi di aggravio quest’anno il deficit schizzerebbe al 3,9% del Pil. (Alberto D’Argenio, La Repubblica).

Terza questione (sul perché i giudici della Corte hanno stabilito il no al blocco, ndr.) quella che fa dire al fronte Amato “non ci diamo pace”, l’ammontare dei rimborsi. La stima di 19 miliardi della Ragioneria provoca un brivido tra chi, invece, durante la famosa camera di consiglio, pensava si arrivasse a malapena a un paio di miliardi. (Liana Milella, La Repubblica).

Sul tavolo la “mina” della sentenza della Consulta che cancella il congelamento di due anni di aumenti Inps e genera una montagna di miliardi da pagare, almeno 17 tra arretrati ed aumenti da corrispondere sino al 2017. (Paolo Baroni, Il Secolo XIX).

Ma con un deficit previsto quest’anno al 2,5% del Prodotto interno lordo, la ricostituzione di tutte le pensioni congelate, che costerebbe 14 miliardi di euro, farebbe sforare, e di molto, il 3% di deficit, determinando l’apertura di una nuova procedura di infrazione. (Mario Sensini, Corriere della Sera).

Il rebus delle cifre, su cui si stanno confrontando Ragioneria generale e Inps, ancora non è stato sciolto ufficialmente, ma rimediare allo stop dell’indicizzazione degli assegni sopra tre volte il minimo costerebbe, secondo le stime più accreditate, intorno ai 16 miliardi: tra 9 e 12 per il passato, se si scegliesse di restituire ‘tutto a tutti’, e poi tra 3,5 e 5 quest’anno (e a regime, anche per gli anni a venire). Un ‘salasso’ davvero difficile da sostenere. (Silvia Gasparetto, Ansa).

Abbiamo assistito in questi giorni a un bailamme di cifre sull’importo che il governo dovrà restituire dopo la sentenza della Consulta, che non capisco da dove saltino fuori. In realtà l’Erario dovrà mettere mano a un esborso lordo di 5,5 miliardi, pari a un netto di 3,6 miliardi che ripartito in tre anni sono 1,2 miliardi l’anno. (Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali ed ex responsabile del Nucleo di valutazione della spesa pensionistica del ministero del Lavoro, Ansa).

 

 

 

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