Pensioni: per salvarle servono 250mln nuovi europei nel 2060

Pensioni: per salvarle servono 250 mln rifugiati entro 2050
Pensioni: per salvarle servono 250 mln rifugiati entro 2060

ROMA – A ciglio asciutto, ricondotta l’emozione su un piano più razionale, non si può ragionare sulla foto di Aylan, il bambino morto sulla spiaggia turca, senza incappare nell’economia. Quell’istantanea ci dice, oltre al fatto che l’Europa del miraggio non sia riuscita a salvarlo, che la vecchia Europa ha perso uno dei suoi potenziali giovani salvatori.

Prendiamo il sistema pensionistico, vanto e “diritto acquisito” di una Europa che inesorabilmente e a grande velocità aumenta la quota di 65enni rispetto alla platea dei lavoratori attivi: senza la linfa di 42 milioni di nuovi europei le pensioni degli europei del 2020 non saranno sostenibili. Nel 2060 ne serviranno 250 milioni di nuovi europei.

Per questo Leonid Bershidsky su Bloomberg può su basi scientifiche e attuariali giungere alla conclusione che “L’Europa non ha abbastanza emigrati”. L’opinione pubblica è preoccupata dai trasferimenti di massa, dagli esodi biblici e i politici in cerca di un consenso di corto respiro non dicono loro quello che gli economisti sanno: i rifugiati sono una risorsa, da gestire, ma soprattutto una risorsa. Maurizio Ricci su Repubblica spiega perché a partire dai dati forniti da Bershidsky.

Oggi, in media, dice un rapporto della Ue, in Europa ci sono quattro persone in età lavorativa (15-64 anni) per ogni pensionato. Nel 2050, ce ne saranno solo due. Ancora meno in Germania: quasi 24 milioni di pensionati contro poco più di 41 milioni di adulti. In Spagna: 15 milioni di over 65 a carico di soli 24,4 milioni di lavoratori. In Italia: 20 milioni ad aspettare ogni mese, nel 2050, l’assegno dell’Inps, finanziato dai contributi di meno di 38 milioni di persone in età per lavorare. Le soluzioni non sono molte. O si tagliano le pensioni, o si aumentano i contributi in busta paga o si trova il modo di aumentare il numero di persone che pagano i contributi. (Maurizio Ricci, La Repubblica).

E l’Italia? Abbiamo un bisogno impellente di nuovi arrivi, di nuovi italiani. Rischiamo il deserto, dice il massimo studioso di demografia italiano, Massimo Livi Bacci. Nel 2050 saremo circa 4 milioni di abitanti in meno di oggi: l’immigrazione non compensa l’emigrazione, buona parte del mezzogiorno rischia lo spopolamento. Al netto dell’irrisolto problema dei rifugiati, servirà un ricambio per una forza lavoro invecchiata  e in declino. Del resto “l’età media crescerà dai 46 anni di oggi ai 52 nel 2050, oggi una persona su 14 ha più di 80 anni, nel 2050 una su sei”.

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