Pil ansima, deficit e debito ingrassano. Borsa e risparmi annusano aria d’estate 2011

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 31 Maggio 2019 - 13:21 OLTRE 6 MESI FA
Pil ansima, il deficit e il debito ingrassano. Borsa e risparmi annusano aria d'estate 2011

Pil ansima, deficit e debito ingrassano. Borsa e risparmi annusano aria d’estate 2011 (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Pil ansima, ha il fiato di un atleta esausto dopo lo sforzo, il respiro limitato e corto di un’asma da ambiente. Anche l’Istat sottratto al governo e alla propaganda dei “servi delle banche”, dopo aver fornito per settimane bouquet di buone cifre cavate, capate e lavate una a una e dopo aver tolto dal mazzetto di fiori ogni brutta cifra, anche l’Istat sotto il controllo del popolo e dei suoi inviati al governo ha mestamente comunicato che il Pil ansima al più 0,1 per cento. Appena poche settimane fa era stato lo stesso Istat a dire più 0,2 per cento. Che differenza fa? Fa una differenza del 100 per cento: le stime di crescita economica sono dimezzate. E con più 0,1 per cento a questo punto dell’anno non si arriva certo a più 1,5 per cento a fine anno.

Quindi è ufficiale: l’anno 2019 economicamente e finanziariamente non sarà “bellissimo” come aveva premier Conte mostrato agli italiani con l’aria di chi indica dalla collina vaste terre e dice: figliolo, tutto questo sarà tuo…Anno brutto, lo stanno per battezzare brutto lo stesso Conte e Tria davanti alla Commissione Ue. Risponderanno alla lettera con cui si chiede all’Italia, come da norma e patti sottoscritti, di spiegare perché nel 2018 si è fatto più debito del sostenibile. Il governo italiano sta per rispondere a Bruxelles: perché mezzo 2018 e pure il 2019 sono anni brutti, Pil non cresce, debito non cala. Insomma la scena un po’ pietosa dell’anno cattivo come alibi per la Ue, anno cattivo che per gli elettori italiani resta da presentare come anno buono, non fosse che…

Pil ansima perché non c’è Decreto Crescita che lo possa rianimare se non c’è riduzione delle tasse accompagnata da minor spesa pubblica e maggiore produttività. Anzi Pil continuerà ad ansimare al limite del non respiro se non ci sono investimenti. Investimenti prima ancora che riduzione delle tasse. Ma non c’è traccia in Italia di riduzione della spesa pubblica, non c’è nessuna voglia di maggiore produttività, sembra non esserci né la cultura e neanche la consapevolezza e neanche la capacità operativa di operare investimenti. Per una politica di più investimenti e posti di lavoro e meno condoni fiscali e flat tax e redditi di cittadinanza e pensioni non c’è maggioranza in Parlamento e tra la gente. Quindi Pil ansima e non gli passerà.

Va a crescere il deficit e soprattutto va a ingrassare il debito pubblico. In nome della presunta legge economica per cui se abbassi le tasse di sicuro aumenta la ricchezza prodotta. Non è mai automaticamente successo in nessun paese in cui questa strada è stata tentata. Mai. In Italia poi il legno storto delle tasse andrebbe raddrizzato prima di legiferarne il nuovo spessore: aliquota piatta al 15/20 per cento? Con il 50 per cento i contribuenti che si collocano sotto i 15 mila euro lordi annui di reddito, con vastissime fasce di contribuenti che praticano aliquota zero?

Va a ingrassare il debito pubblico e ci raccontano e ci lasciamo raccontare che è come il cambio climatico: sarà un disastro ma verrà dopo di noi. E’ questa la politica economica di fatto del governo. Che accarezza l’idea di condoni fiscali, annuncia 30 miliardi in meno di tasse e 30 miliardi in più di spese. A debito. A debito che se qualcuno non sottoscrive è congiura anti italiana.

E poi di sicuro in Italia c’è oggi chi comanda. Il comandante però non ha il reale controllo di nulla o quasi. Comanda al Pil di risorgere, alle tasse di sparire, ai risparmiatori di finanziare il debito, alla Ue di abbozzare, ai soldi di crescere e moltiplicarsi appunto per suo comando. I soldi, i risparmiatori grandi, medi, piccoli e piccolissimi, quelli che in Italia e nel sistema Italia i soldi ce li mettono o li tengono annusano mala aria. Aria di estate 2011. Solo che stavolta, dovesse essere un’estate di soldi in fuga e risparmi in fumo, stavolta non ci commissariano, stavolta ci mollano.