Nuove stime Istat regalano un +0,2% di Pil. Sprint di ordini e fatturato

ROMA – L’industria italiana ha ripreso a marciare: i dati di agosto su ordini e fatturato rivelano una vivacità insperata, anche se i nodi critici strutturali sono ancora lontani dall’esser sciolti e la congiuntura internazionale è tutt’altro che conclusa. In più, grazie ai nuovi criteri di rilevazione statistica, si scopre che il nostro Pil era un po’ meno immobile di come era stato descritto: nell’ultimo decennio (2000-2010) ha avuto una crescita media annua dello 0,4%, il doppio di quello 0,2%’. E’ un fatto puramente statistico, che di sicuro non deve illudere: però, considerati i patemi economici per il controllo ossessivo sullo sforamento anche di uno zero virgola, soprattutto da parte tedesca, è senz’altro una buona notizia.

Mettendola insieme con la ripresa industriale, possiamo dire di essere usciti dal tunnel? Il vulcano è tornato in attività o si tratta di un fuoco di paglia? Gli indicatori sono incoraggianti anche se la previsione a medio termine resta fosca, con un output per il prossimo trimestre tendenzialmente negativo. Gli ordini dell’industria sono cresciuti del 5% ad agosto rispetto al mese precedente e del 10,5% rispetto ad agosto 2010.

Il fatturato dell’industria italiana ad agosto ha registrato un aumento del 4% (dato destagionalizzato) rispetto a luglio e una crescita del 12% (dato corretto effetto per gli effetti di calendario) su base annua. L’Istat precisa che nei primi otto mesi dell’anno il fatturato è cresciuto del 9,3% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Con l’aggiornamento del sistema degli indicatori di prezzo, le esportazioni di beni e servizi aumentano dell’1,2% medio annuo, con una revisione al rialzo dell’1,4%. La precedente stima, diffusa a marzo 2011, infatti segnava una contrazione del tasso di variazione medio annuo dello 0,2%. Anche le importazioni subiscono una considerevole revisione al rialzo (1%), passando dall’1% al 2%. Per quanto riguarda i consumi nazionali, il tasso di variazione annua è pari allo 0,7%. Nello stesso periodo, l’andamento del valore aggiunto in volume dell’industria in senso stretto e delle costruzioni risulta più accentuato rispetto alle stime precedenti, mentre per i servizi non si registrano sostanziali modifiche.

Comunque nel 2010 il prodotto interno lordo italiano è aumentato dell’1,5% rispetto all’anno precedente: solo a marzo pensavamo che l’aumento fosse solo dell’1,3%. L’Italia, il grande invalido, forse, è scesa dal letto: ora però, ancora malferma e dolorante, deve scalare una montagna. Gli ostacoli sono diffusi su tutto l’itinerario, a partire da quella crisi del credito che rischia di soffocare nella culla la rinnovata capacità delle imprese di produrre e competere . Senza finanziamenti da parte delle banche sarà difficile contrastare francesi e tedeschi, per esempio.

Le banche devono ricapitalizzarsi per offrire il sostegno alle imprese. Non possono andare sul mercato ed emettere obbligazioni, non è aria. Non possono cedere asset perché rischiano di svenderli e ridurre ulteriormente il patrimonio. Sono costrette allora a erogare meno credito, a prestare meno soldi. Segnali di ripresa industriale ci sono: ora serve la politica. Quella europea è senza una testa e una linea condivisa. Quella italiana è assente. A questo l’Istat non può rimediare.

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