Pil giù dopo 14 trimestri su: pacchia è finita. Quota 100 solo per 3 anni: prendi la pensione e scappa

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Pil giù dopo 14 trimestri su: pacchia è finita. Quota 100 solo per 3 anni: prendi la pensione e scappa

ROMA – Pil giù dopo 14 trimestri l’uno dopo l’altro, 42 mesi filati che andava su. Il terzo trimestre dell’economia e della ricchezza prodotta dall’Italia, informa l’Istat, è quello in cui per la prima volta da tre anni e mezzo entrambe vanno indietro. Commento pronto di Luigi Di Maio ministro in carica del Lavoro e, per chi lo avesse dimenticato, dello Sviluppo: “E’ la manovra del governo Gentiloni che non ha funzionato”. Di Maio attribuisce quindi alla responsabilità del governo di un anno fa la malattia ora diagnostica, accusata e visibile nel corpo dell’azienda Italia. Quindi, applicando lo stesso metro, usando la logica e gli argomenti di Di Maio, il merito di 14 trimestri di Pil in crescita è dei governi Renzi e Letta.

“E’ la manovra del governo Gentiloni che non ha funzionato…” non solo è l’uso spasmodico e compulsivo dell’argomento colpa di quelli di prima. E’ anche una escusatio non petita accusatio manifesta. Di Maio sente il bisogno di correre a dire che è colpa di quelli di prima perché sinceramente non se l’aspettavano. Non si aspettavano andando al governo che governare l’economia reale fosse una cosa così difficile. Pensavano ad una sorta di automatismo: andiamo a governare noi e tutto fila liscio perché noi siamo “i buoni” e gli altri erano i “cattivi”. Pensavano davvero, come spesso ha candidamente detto Di Maio, “i soldi ci sono, basta andare a prenderli”.

E invece no. Invece Trump che guerreggia in dazi spaventa l’economia mondiale, ivi compresa quella europea e italiana. Invece rallenta l’economia tedesca e, se rallenta la Germania, l’Italia si ferma perché Italia fornisce molto alla filiera produttiva tedesca. Che ci possono fare Di Maio e Salvini? Quanto contano e possono rispetto ai vettori e fattori dell’economia mondiale? Nulla ci possono fare. Anche col 100 per cento dei voti, anche se il popolo vota all’unanimità che sul pianeta si devono comprare tutti più prodotti italiani non è che poi succede.

Nulla ci possono fare Salvini e Di Maio, però ci hanno messo del loro. Comunicando a tutta la filiera del credito e finanza del pianeta che Italia fa debito e deficit e chi se ne frega hanno aiutato l’economia italiana a raggrinzirsi un po’ di suo: prestiti e quindi investimenti si sono diradati. Seguono posti di lavoro: glacificati. Anzi, qualcuno si sta squagliando. Raccontando e mettendo milioni di italiani in attesa di pensione a 62 anni e di assegno di Stato, detto di cittadinanza, a fine mese a casa hanno aiutato imprese e risparmiatori a farsi prudenti e immobili.

Risultato: il Pil che prima si ferma e poi arretra. Di Maio dice: il prossimo anno sarà un’altra musica. Perché questa ossessione della bugia ad ogni costo? Di Maio sa che questo dato Istat significa che 2018 chiude con più 0,9 per cento di Pil (grazie ai buoni risultati dei primi due trimestri, quelli in cui governava Gentiloni, quindi merito suo secondo illogica logica alla Di Maio). E sa che più 0,9 per cento è meno di quanto ha previsto il suo di governo. E sa che se finisci il 2018 a più 0,9 per cento neanche padre Pio che Conte porta in forma di santino nel portafoglio, neanche padre Pio in carne e ossa, neanche interventi ancora più miracolosi potranno far diventare da un anno all’altro più 0,9  un più 1,5 per cento come quello messo dal governo in bilancio. E Di Maio sa che se non c’è quel più 1,5 per cento tutti gli altri numeri della Manovra del Popolo si trasformano in numeri della manovra del cavolo. Allora perché camuffare sempre e comunque la verità? Perché questa ossessione? Perché questa attitudine che appare come unica? Non era più serio dire: abbiamo problemi veri, li risolveremo con responsabilità?

Che problemi veri ci siano non c’è dubbio: i consulenti del Ministero hanno fatto presente a Di Maio i loro calcoli: reddito di cittadinanza per nove e non dodici mesi (anche meno) e in media di 500 e non 780 al mese per non sballare oltre la cifra stanziata in Manovra.

E c’è notizia tosta anche per Salvini avvolto nella bandiera italiani in pensione a 62 anni. A mandarli a vita gli italiani in pensione a 62 non ce la fanno neanche i superpoteri del Capitano, al secolo Matteo Salvini. Quindi si lavora agli ostacoli (importo pensione minore se davvero ci vai a 62 anni) e soprattutto a quota 100 sì, ma non per sempre. Magari per tre anni. Poi per andare in pensione 41 anni di contributi per tutti. Quindi un messaggio chiaro: prendi la pensone e scappa, chi tardi arriva male alloggia, quota 100 c’è e poi svanisce, di quota 100 non c’è certezza, chi vuol essere pensionato sia.

Insomma reddito di cittadinanza in media 500 e non 780 euro (con il meccanismo a scalare dall’importo tutte le agevolazione e sussidi welfare di cui si è beneficiari), pensione a 62 anni, cioè quota 100 ma solo per tre anni e Pil che si ferma, addirittura arretra. La pacchia è finita.      

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